Roma
La Lega di Salvini si scioglie a primavera: caos a Roma e nel lazio, la fuga
Il passaggio del senatore De Vecchis con Paragone è l'ultimo di una serie di abbandoni. Da Viterbo a Sabaudia le accuse al coordinatore regionale
Un mese fa il senatore William De Vecchis ha sbattuto la porta alla Lega e se n'è andato con Paragone di Italexit; via dal partito di Salvini anche Emanuele Ricchi, vicesindaco di Subiaco che va in Forza Italia; via anche a Guidonia Arianna Cacioni e prima ancora Claudio Barbaro e l'eurodeputata Luisa Regimenti che in pieno Covid era la responsabile del partito per la Sanità. Dopo le Comunali d Roma, l'esodo è diventato biblico e il senatore De Vecchis sintetizza così: “La Lega a Roma e nel Lazio è morta”.
Dopo quel misero 5,9% ottenuto alle Comunali di Roma, l'inevitabile dibattito interno per l'analisi del voto si è trasformato in un processo. E sul banco degli imputati sale Claudio Durigon, già sottosegretario e poi coordinatore regionale della Lega, nonché artefice delle trattative con Fratelli d'Italia per la scelta dei candidati al Comune e, infine, amico personale di Matteo Salvini.
"Il fallimento di Durigon è sotto l'occhio di tutti"
L'atto d'accusa lo firma ufficialmente proprio De Vecchis, il senatore eletto con la Lega e 30 giorni fa uscito dopo mesi di polemiche. Spiega De Vecchis: “La Lega nel Lazio è morta. È stata gestita in maniera scomposta, i dirigente del Lazio non hanno le caratteristiche per gestire un partito. Non hanno caratura che meritava una struttura così importante. E il fallimento della gestione Durigon è sotto gli occhi di tutti. Mi aspettavo il commissariamento del partito e invece sono andato via perché non mi sono voluto rendere complice di questa gestione Durigon: pensa di stare in un sindacato e non un partito. Il partito è fatto di contenuti e programmi elettorali e se uno pensa di scimmiottare la Lega con gli stessi contenuti del nazionale, l'errore è palese”
Ancora de Vecchis che da buon ex non risparmia critiche: “La maggior parte dei dirigenti di Durigon non hanno esperienza politica né elettorale. Mai confrontati con le urne. La politica non si inventa, è un esercizio complesso e che va svolto da chi ha esperienza. Si parte dal basso: se qualcun pensa di partire con candidature in parlamento sfruttando l'onda di un partito succede quello che succede: il castello crolla”.
Ma lei prima di andar via ha parlato con Matteo Salvini?
“Ho chiesto un incontro senza esiti. E in una riunione di tutti i quadri regionali ho previsto il risultato di Roma: sono stato profetico ma criticato dalla dirigenza. Ho letto in anticipo quello che stava accadendo e Salvini ne paga le conseguenze.Ora prevedo anche una sconfitta nel 2023 per la presidenza della Regione”.
Ma come il vecchio ticket elettorale di Roma darebbe alla Lega il candidato alla presidenza?
“Con questo risultato non solo si perde ma si fa un tonfo mai visto”.
E con Paragone quali programmi ha?
“Presenteremo un lista alle Regionali e alle Politiche. Sinceramente non vediamo un futuro roseo per questa classe politica per il Lazio: c'è una maggioranza di centrosinistra ferma e lontana dalle istanze dei cittadini e un'opposizione per essere buoni “molto distratta”. Basti ricordare le assenze misteriose durante il voto per il bilancio della Regione Lazio”.
Il passaggio con Paragone è stato studiato a tavolino?
“Dialogavo con lui per le sue posizioni anti governative non solo per il Green Pass ma anche per le politiche economiche. Inoltre non ho potuto votare il Decreto Industria per la presenza al suo interno del famoso art.7 che ha di fatto eliminato la clausola sociale per i lavoratori del Trasporto Aereo. Aggiungendo la mala gestione della vertenza Alitalia che ha portato alla nascita di Ita con una prima nazionalizzazione delle quote di maggioranza per poi sentire che Draghi metterà in vendita queste quote di strado, che sicuramente daranno acquisiste da aziende straniere e ciò comporterà che non avremo più una compagnia di bandiera ma non avremo neanche più i dipendenti Ita tutelati”.
Ma Italexit è un partito giovane, quale futuro?
“I sondaggi ci danno al 3%, Mattero Renzi è al 2,5. Il partito nato da poco e stiamo aggregando società civile e politici che hanno capito che è il momento di riportare la centralità tra i cittadini e non più nel palazzo”.
La lista di chi lascia la Lega
A proposito, la lista degli abbandoni si allunga. In un lungo post Vittorio Ciaramaglia spiega che anche il Direttivo di Sabaudia si è dimesso. Tra i commenti feroci, uno per tutti: “Catapultati in Parlamento dal sistema proporzionale senza preferenze.. sul petto i gradi da generale senza mai aver indossato la divisa o sparato un colpo … e vi permettete pure di organizzare eventi dal titolo “La voce dei territori”.