Roma

La mafia del palazzo occupato: chi non obbedisce viene sfrattato per 7 giorni

In piazza Pecile all'Ostiense, una gang governa un palazzo occupato come se fosse Cosa Nostra. Chi non lavora o non paga la tassa viene cacciato

Un palazzo occupato gestito come se fosse una dittatura del Centro Africa oppure una cupola mafiosa: con doveri per chi ci abita, vessazioni, minacce e chi non sta al regolamento viene addirittura espulso a tempo da un comitato che decide anche chi deve e lavorare, quando e come. Succede a Roma in piazza Pecile, nell'ex palazzo ex Asl Rm C, occupato il 6 aprile del 2013.

Qui, nel paradosso dell'illegalità, l'etnia di occupanti che ha preso il potere quella degli africani, si è inventata persino un “regolamento interno” al quale le 45 famiglie che occupano lo stabile devono attenersi, pena lo sfratto per disobbedienza.

Il regolamento è semplice: intanto chi occupa deve pagare il cosiddetto “fondo cassa”, cioè la quota obbligatoria che va versata ad Action e che garantisce l'assistenza legale gratuita. E chi “per fame” non riesce, finisce all'indice, cioè sull'elenco appeso nell'androne del palazzo che elenca nome e cognome dei “condomini” in ritardo con i versamenti delle quote e il relativo debito. Sempre il fantasioso regolamento che profuma di ossimoro in un palazzo dove la costituzione di regge sull'anarchia, partorisce strani turni di lavoro: chi occupa viene chiamato dall'organizzazione a svolgere lavori esterni misteriosi, tra i quali anche l'assistenza per predisporre sopralluoghi finalizzati ad altre occupazioni. Il “foglio di lavoro” appare il venerdì sera con le convocazioni per il giorno successivo e chi non obbedisce finisce nella ista nera.

Oltre ai lavori esterni, la cupola che governa il palazzo, stila un foglio di convocazione in base al quale gli occupanti – anche se sono anziani 80enni, devono prestare la loro opera per turni di pulizie degli spazi comuni con tanto di avviso: “Le persone che non rispetteranno i turni di pulizie verranno “sansionate” con l'allontanamento dall'occupazione di 1 settimana”. In poche parole: chi non esegue il diktat della cupola, viene preso e sfrattato dallo speciale comitato interno che si trasforma in ufficiale giudiziario e solleva di peso la persona, decidendo che deve andare a dormire su un panchina.

Ma cosa è successo in uno dei simboli della città che chiede di avere un tetto? Nel temo gli occupanti italiani, etnia prima in maggioranza, si sono ridotto a un manipolo di 5-6 famiglie sul totale di 45 nuclei che vivono nel palazzo mentre la seconda etnia per numero, i sudamericani, negli ultimi anni hanno ceduto spazio e “potere” a africani e arabi, ormai n maggioranza.

Dunque, nel palazzo occupato, si è costituita una cupola mafiosa che governa l'anarchia attraverso un regolamento: chi non osserva la legge, è fuori. Con buona pace delle forze dell'ordine che da anni non mettono piede nel palazzo.