La “marchetta” è vincente. Il teatro-bluff di Lillo e Greg
Una male assortita compagnia di teatro è in scena con un’orribile commedia sull’invasione tedesca del ”43. L’assenza di pubblico, quindi d’incassi, non concede la possibilità di estinguere le rate di un’ipoteca accesa per l’allestimento e un ufficiale giudiziario inizia a pignorare costumi, luci ed effetti, trascinando la commedia in un gorgo d’involuzione minimalista. Poco prima del Caporetto, il salvifico avvento di un imprenditore tedesco le restituisce fasti mai sperati. Il nuovo produttore, però, pretende l’inserimento di slogan pubblicitari ed un ruolo migliore per l’attrice di cui si è invaghito. I nuovi pacchiani mutamenti dello spettacolo entusiasmano la critica intellettuale, che vede nello spettacolo una feroce satira di costume. La chiave di volta si troverà in un bizzarro consulente finanziario che determinerà l’ultimo, assurdo cambiamento.
In scena al Teatro Brancaccio fino al 2 aprile “Marchette in trincea”, uno spettacolo “severamente vietato ai minori di 3 anni”.
A distanza di quattordici anni i due umoristi ripescano una commedia di Greg ed insieme la smantellano, la scompongono e la assemblano di nuovo, ribattezzandola “Marchette in trincea”. Siamo sempre nel sofisticato terreno del meta teatro, tanto amato da Lillo & Greg.
Ed è un terreno assai fertile per veicolare il loro umorismo e contemporaneamente dissacrare le dinamiche, spesso squallide, che animano il mondo dello spettacolo: le rivalità, la bramosia del denaro o della carriera, gli pseudo intellettualismi, gli ego ipertrofici, i falsi idoli, le ipocrisie e il dogma numero uno: la forza che muove l’universo, quella per cui sempre soccombe il carro di buoi.