Roma

La Nuvola di Fuksas non c'è più: lavori finiti, ora si cambia nome

Il viaggio in anteprima nella creatura da 300 milioni firmata Fuksas

di Fabio Carosi

Lavoro finiti in anticipo di 6 mesi, la Nuvola di Massimiliano Fuksas non c'è  più. E' una suggestione che rimarrà nella mente dei romani per chissà quanti anni, così come via dell'Impero o viale del Re.

Si chiamerà "la cosa", in attesa che un concorso di idee dia il nuovo nome al Centro Congressi Eur Roma, un gigante costato 300 milioni di euro,  che verrà battezzato ufficialmente sabato 29 ottobre, quando uno "speciale" su Rai 1 presenterà al mondo il gioiello dell'architettura e dell'ingegneria italiana che vorrebbe diventare protagonista del mercato congressuale planetario.

Sia chiaro: il cloud di acciaio e cemento, il cui metallo pesato supera tre volte e mezzo il ferro della Torre Eiffel e realizzato in una gigantesca teca è una macchina mangiasoldi. Costa e costerà manutenerlo e "aprirlo" ed è proprio sulla sua capacità di attirare mercato la scommessa dell'Ad Enrico Pazzali e del presidente Roberto Diacetti di far diventare ferro e cemento una ricchezza per Roma e trasformare definitivamente il quartiere dell'Eur nel distretto degli affari.
Già è un modello di convivenza urbanistica tra parchi storici, il laghetto, i palazzi di epoca fascista e quel triangolo del lavoro tra viale Europa e viale America dove hanno trovato una collocazione strategica le Poste, il Ministero della Salute presto la Tim, l'Inps, la Microsoft e che aspetta solo che la città rialzi la testa per cancellare i mercatini assurdi, i rifiuti agli angoli delle strade, e il cantiere senza la parola fine dell'Acquario. E chissà se proprio all'Eur, potrà trovare spazio l'Agenzia Europea del Farmaco che nel dopo brexit cerca casa e che Milano è già pronta ad offrire. All'orizzonte c'è un bel duello.

 



Così come si profila una battaglia tra Roma Nord e Roma Sud, Flaminio contro Eur, "Cosa" contro Auditorium, in termini di capacità di attirare pubblico, costruire eventi e generare indotto. L'Auditorium è in vantaggio grazie alla fondazione che sostiene la cultura; la "cosa" dovrà cavarsela da sola aprendo le porte non solo ai congressi, alle convention aziendali o aspettando i marziani a Roma, ma aprendo uno spiraglio verso il "basso" della cultura e dell'entertaiment, perché l'ex Nuvola è una città polifunzionale che può diventare set cinematografico unico (a proposito, vista da dentro sembra il cuore del dirigibile Hindenburg dell'omonimo film catastrofico di Robert Wise), oppure un'incredibile auditorium con 1762 posti, dove una violinista e una violoncellista hanno effettuato quello che Enrico Pazzali ha definito un "beta test", sino  al piccolo ristorante che ha esordito (sempre in beta test) con un dolce ispirato al nome originale spedito in pensione. Questo perché sul mercato internazionale dei congressi governato dalla potentissima Professional Congress Organization la "Nuvola" è un naming che non ispira, non parla e si confonde con il cloud e con le nuvolette di Microsoft. Insomma è talmente nebulizzato da non avere una connotazione.

La "cosa" vista da dentro è uno spazio infinito di migliaia di metri quadri divisi su più piani. Si accede da una scalinata monumentale in travertino bianco che Fuksas (clamorosamente assente nella prima visita ufficiale) ha ideato come un piazza che si apre sulla seconda strada più trafficata di Roma. Poi si entra nel nuovo mondo. Bello, affascinante, decisamente suggestivo, a metà tra la sala macchine di una nave e la leggerezza dei teli bianchi che rivestono il "cuore". Deve solo imparare a far soldi e a produrre la vera ricchezza che sarà l'indotto: 300, forse 400 mila euro l'anno. Tutto dipende dalla capacità di Eur Spa di chiudere col passato e diventare una macchina perfetta. La strada è quella giusta. Per ora va al miglior offerente la "Lama" l'albergo verticale accanto al Centro Congressi Eur Roma. Chi cerca un hotel "da brivido" lo trova. E l'Eur Spa incassa un po' di soldi e si toglie un macigno.