Roma

La putrefazione di Roma dura da 20 anni. Corrias: la prostituzione della mente

di Patrizio J. Macci

L'ecpirosi delle cose è la cifra del libro di Pino Corrias abitato da personaggi che sembrano usciti da "La grande bellezza" che nel volume diventa "Dolceroma", e per questo motivo sono orribilmente vivi e credibili. È il racconto di un processo di putrefazione che nella realtà della Capitale, va avanti da almeno vent'anni: gli eventi bruciano nella finzione del pirotecnico romanzo pubblicato da Chiarelettere "Dormiremo da vecchi", galleggiando sopra un fiume di cocaina e dormendo in un letto visitato da ogni tipo di prostituzione, intellettuale e fisica.
L'autore ha capito che l'unica cosa che si può fare è raccontare e lo fa da par suo con una penna dal ritmo scatenato.
Corrias, giornalista, dirigente Rai, sceneggiatore per il grande schermo e per la tv mette in bocca ai suoi personaggi un linguaggio sincopato, a metà strada tra quello degli epigoni della Banda della Magliana che hanno fatto strada e ora indossano solo completi raffinati e si sono riciclati in attività meno vistose, e i nuovi ricchi che hanno studiato economia in blasonate università straniere. E poi "Politici pieni di testosterone, figli buoni a nulla dediti al body building, squali con dentature da commercialista, giovani ereditiere con l’alito cattivo, avvocati della Locride carichi di forfora e di contanti...".
Il romanzo è imperniato sulla vicenda di Oscar Martello produttore cinematografico di filmetti di scarso valore artistico ma al alto reddito (per le sue finanze) uno "che non ha mai letto un libro ma conosce gli uomini". Quarantenne, volto scavato dal sonno e dalla cocaina Martello è un Bruno Cortona 3.0 evolutosi nel lato più selvaggio e criminale. Attico con vista mozzafiato sull'Aventino, fuma esclusivamente sigari cubani monomarca. Il prossimo nella sua visione dell'esistenza è meramente oggetto di sfruttamento fino allo sfinimento. Gli sceneggiatori sono "da mettere ai remi", vengono torturati con telefonate in orari da incubo.
Il sogno, anzi il delirio, della sua vita è comprarsi gli studi di Cinecittà per riportarli all'antico lustro. In questa condizione esistenziale Oscar Martello vive (in)felicemente e "caga copioni" e storie. fino al giorno in cui tutto sta per precipitare.
La sua "Incudine film", infatti, rischia di naufragare insieme al produttore a causa di un film dal titolo "No, non mi arrendo!" che ha come protagonista un'attrice che risponde al nome esotico di Jacaranda. La pellicola sembra votata al fallimento più totale, ma Oscar concepisce un mefistofelico piano per risollevare le sue sorti che si snoda in maniera rocambolesca tra Roma e Parig,i tra feste luculliane sulle dune di Sabaudia e nella reggia romana del produttore.
C'è il nulla e la noia dei condannati ad essere ricchi nelle pagine di Corrias, tra preti che si ingozzano e portano in giro soldi di dubbia provenienza, droghe di ogni tipo, volgarità all'ennesima potenza. Tutto sembra convergere verso un finale che risucchia via il male dopo un lavacro che scende dal cielo, come quando si stappa il lavandino e l'acqua sporca nera viene risucchiata. Ma è meglio non fidarsi, la sporcizia più tenace rimane sempre incagliata a marcire. A Roma questo continua ad accadere a prescindere dalla politica, e Corrias lo racconta perfettamente.