Roma
La Storia a Processo, Mecenate assolto dal pubblico: fu patrono, non padrone
Il pubblico dello spettacolo “La Storia a Processo” ha assolto Mecenate: fu patrono e non padrone. Questo il verdetto del pubblico del Teatro Parioli, in cui il 21 marzo si è svolta la rappresentazione. Anche stavolta un nuovo successo per il format teatrale ideato da Elisa Greco.
Il verdetto finale emesso dal presidente della corte, il magistrato Fabrizio Gandini, è stato che Mecenate non ha commesso né i reati di estorsione né quello di asservimento degli artisti. “Certamente il verdetto era facilmente prevedibile - ha detto Greco - ma ancora una volta la provocazione ha colpito nel segno: al centro del piacevole dibattimento, seguito anche con grande partecipazione e vivace interesse dai ragazzi della Luiss, è stato il ruolo della cultura per la crescita della società”.
Le tesi dell'accusa
Inutili sono state le tesi dell'accusa. Il pm, interpretato dall'avvocato Pietro Pustorino riteneva l'approccio di Mecenate come criminale nei confronti dell'arte, poiché la poneva al servizio del potere. Sulpicia, interpretata da Susanna Sparaco, ha tentato invece di accusarlo di aver ignorato il suo talento solo perché era una donna.
Le tesi della difesa
I testimoni della difesa, Patrizia Asproni e Giancarlo Leone hanno attribuito le accuse alla mera invidia verso Clinio Mecenate, senza contare che senza di lui non avremmo avuto grandi capolavori. L'avvocato Maurizio Bellacosa ha invece escluso il reato di estorsione: non c'era costrizione, non c'era limitazione alla libertà di espressione, non c'era arricchimento e ancora oggi Mecenate è visto come simbolo di pace, condivisione e di persona che supporta l'arte.