Roma

La Vela di Calatrava "non si tocca": è il vero simbolo del collasso di Roma

Lo scrittore Valerio Mattioli sulle pagine di periferiacapitale lancia l'appello: “Giù le mani dalla Vela”

Vela di Calatrava, l'incompiuta che fa ombra a Roma sembra avere un destino segnato: sarà Expo a trasformarla ma c'è anche chi si oppone perché “simbolo di una cultura robotica e del collasso di Roma”.

Lo sostiene lo scrittore Valerio Mattioli che sulle pagine di periferiacapitale, sito web della Fondazione Charlemagne lancia l'appello per salvarla.

E l'annuncio di una mobilitazione arriva pochi giorni dopo la visita del sindaco Roberto Gualtieri a Parigi, per la consegna al Bureau della candidatura ufficiale di Roma per Expo 2023.

Scrive Mattioli: “Il più importante monumento di quella città sinonimo di Collasso che è Roma è chiaramente un rudere, una rovina, la reliquia abbandonata di un tempo che non è il nostro. E il nome di quel monumento è, ebbene sì, Vela di Calatrava: unica, tra le grandi vestigia che cadenti puntellano la città, a provenire non dal passato ma dal futuro, reminiscenza non di quello che fu ma di quello che ancora deve essere.

Oppure, per dirla con “Remoria” (perdonate l’autocitazione): “A osservarla dalla carreggiata esterna del GRA, la Vela fa pensare alla Statua della Libertà sepolta dalle dune alla fine del ‘Pianeta delle scimmie’. L’infantile metafora biologica di Calatrava viene ridotta a una straniante esibizione di silente assenza inorganica; nella sua nuda imponenza hi-tech, questo faraonico scheletro senza un tetto pare la copia fantasmatica di una cattedrale gotica per come l’avrebbe progettata una specie di intelligenza robotica oramai in declino. È un gigantesco guscio emerso da oceani rimasti privi di vita, che contiene le forme incompiute di un evo che è ancora di là da venire […]. È un relitto piovuto dal futuro, il segno sulla mappa […] non di quanto è stato, ma di quello che sarà”. Bene: ciclicamente, qualcuno se ne esce con il proposito di completare la Vela così da riscattarla dal suo penoso stato di “opera in stato di abbandono”.

E' il simbolo dell'incompiuto italiano

Per fortuna finora tali propositi non hanno avuto seguito. Dico “per fortuna” non solo perché il progetto originario di Calatrava era una colossale merda kitsch che a confronto i giardini verticali di Boeri paiono un esempio di sobria edilizia popolare, non solo perché la Vela è il più imponente esempio di quello stile che Alterazioni Video ha ribattezzato “Incompiuto Italiano”, ma perché, proprio per quanto detto sopra, completare l’opera significherebbe neutralizzare il memento ineludibile del Rudere Piovuto dal Futuro, svuotare il significato reale del Monumento all’Inumano per sostituirlo con la rassicurante retorica della riqualificazione.

Da vestigia atterrata nel presente direttamente dal Tempo che Sarà, la Vela diventerebbe a quel punto nient’altro che… “architettura”. Brutta, per giunta. Quindi aiutatemi a lanciare la campagna LASCIATE LA VELA COSÌ COM’È. Tra l’altro, lì dentro già ci vive gente (qui si aprirebbe un altro capitolo ancora, ma adesso non è il caso di sproloquiare su specie mutanti prodotte dal margine ecc ecc ecc), ma insomma, avete capito: EVITIAMO LO SCEMPIO, NESSUNO TOCCHI LA VELA!.