Lavoro precario e disperazione, “sole cuore e amore” è inganno di massa
Tre storie di precarietà e vite sospese nell'ultimo film di Daniele Vicari
Il precariato che diventa status del quotidiano, la speranza in un futuro migliore ridotto a mera utopia, l'obiettivo è tirare fino alla fine del mese, arrangiarsi come si può. E' un forte grido di denuncia della lenta e costante erosione dei diritti dei lavoratori nel nostro Paese, il nuovo film di Daniele Vicari “Sole cuore amore”.
Il ritornello in rima della canzone tormentone del 2001, un'altra era, si trasforma nella frase paradosso della tragedia sociale che ha travolto la nostra società.
Ambientato a Roma, con Isabelle Ragonese, Eva Grieco, Francesco Montanari, Francesco Acquaroli, Giulia Anchisi, Chiara Scalise.
Spiega il regista Daniele Vicari: “Nell’eterna rincorsa alla stabilità e alla dignità sociale scorrono le vite di ognuno di noi, giorno dopo giorno, defraudate da un lavoro sempre più precario. Il quotidiano dibattersi dei protagonisti incarna una lotta generazionale per la sopravvivenza e per la ricerca della felicità”.
La storia
Una amicizia tra due giovani donne in una città bella e dura come Roma e il suo immenso hinterland. Due donne che hanno fatto scelte molto diverse nella vita: Eli ha quattro figli, un marito disoccupato e un lavoro difficile da raggiungere; Vale invece è sola, è una danzatrice e performer, e trae sostentamento dal lavoro nelle discoteche. Legate da un affetto profondo, da una vera e propria sorellanza, le due donne sono mondi solo apparentemente diversi, in realtà sono due facce della stessa medaglia, ma la solidarietà reciproca non sempre basta a lenire le difficoltà materiali della loro vita.
Il regista Daniele Vicari spiega: “La vera tragedia della nostra epoca risiede nel senso d’impotenza generale che ci attanaglia e, per una sempre più larga fascia della popolazione, nell’impossibilità di realizzare obiettivi minimi”.