Roma

Lazio, Agromafie: il settore agricolo è un giro d'affari da 40 milioni di euro

Capolarato, lavoro a nero, usura e infiltrazioni mafiose: dalla Camorra alla 'Ndrangheta l'assalto a tutti i settori

Affari per 40 milioni di euro e un tasso usuraio medio del 120% annuo, l'agromafia nel settore agricolo si trascina anche la relativa rete impreditoriale.

Parla il rapporto della Fondazione Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare, presentato da Coldiretti Lazio, con la ristorazione che è il settore più fertile per le infiltrazioni: quasi il 60% del buisness criminale della Camorra nel Lazio viene da ristoranti e bar.

I numeri della criminalità: la Camorra prima su tutti

Sono circa 50 mila le imprese presenti nel settore agroalimentare del Lazio, con un occupazione fornita a circa 70 mila lavoratori dalle coltivazioni agli allevamenti, fino ai servizi e alle industrie alimentari. Con un tasso di usura medio del 120% all'anno, il giro d'affari arriva a 40 milioni di euro, con le Province di Roma e Latina che contano insieme 28 milioni, mentre sono 8 i milioni del giro di affari a Viterbo, 2 a Frosinone e 1 milione a Rieti. Particolarmente redditizia è la ristorazione, la cui percentuale negli affari di Camorra, 'Ndrangheta e dei gruppi locali autoctoni e autonomi, rappresenta la più alta tra i settori colpiti dalle infiltrazioni. Il 58,5% del buisness della Camorra viene da ristoranti e bar, con l'organizzazione mafiosa che domina per numeri sulle altre nel Lazio, con 85 aziende confiscate, il 26,4% del totale. Più variegato è il ventaglio di interessi della 'Ndragheta, con le infiltrazioni principali registrate nei settori connessi alle costruzioni, al comparto immobiliare, al commercio sia all’ingrosso che al dettaglio. Presenti in tutti i settori sono invece i gruppi locali, che coprendo nel complesso circa due terzi delle attività confiscate alle organizzazioni, registrano anch'essi una preferenza di interessi nella ristorazione, che copre il 16,36% degli affari.

Capoaralato: lavori più che “full-time” a stipendi dimezzati

Gli occupati nel settore agricolo nel Lazio, dall'ultimo dato disponibile nei registri Inps (2019), arrivano a 45.236 unità, e dal focus posto sullo sfruttamento dei braccianti e sulle vittime del capoaralato, si evidenziano i lunghi orari di lavoro con una retribuzione abbassata a un terzo o alla metà, con stipendi di 1000 che scendono a 500 e nessuna considerazione per le competenze professionali. Le nazionalità dei lavoratori agricoli vedono la principale presenza di romeni, marocchini e albanesi, insieme a indiani, soprattuttto nella Provincia di Latina, tunisi e bangladesi.