Le femministe “Non una di meno" in piazza: l'8 marzo sarà sciopero delle donne
Annunciata una nuova marcia femminista tra le strade di Roma
La marea rosa sommerge le strade di Roma, donne in piazza contro ogni discriminazione e violenza; nuova manifestazione del movimento femminista "Non una di meno".
Annunciato per l'8 marzo, giorno della festa della donna, uno sciopero delle donne di tutta Italia Cortei, assemble e iniziative in programma sui temi caldi della lotta femminile: "La chiamata allo sciopero femminista riguarda sia il lavoro produttivo che riproduttivo, contro la violenza economica, la precarietà e le discriminazioni e andrà oltre il corporativismo delle categorie e i confini nazionali - si legge in una nota - unendo le molteplici figure del mondo del lavoro e del non lavoro".
"Non una di meno" sottolinea poi come nei programmi dei partiti politici e delle diverse liste, in occasione della campagna elettorale, sia sempre citata la violenza contro le donne senza però riconoscerne il carattere sistemico e senza mai porre realmente in questione i rapporti di potere vigenti. “Scioperare è una grande sfida - continua il movimento - perché ci scontriamo con il ricatto di un lavoro precario o di un permesso di soggiorno. Sappiamo quanto è difficile interrompere il lavoro informale, invisibile e non pagato che svolgiamo ogni giorno nel chiuso delle case, nei servizi pubblici e privati, per le strade. Scioperare può sembrare impossibile quando siamo isolate e divise e sappiamo che il diritto di sciopero subisce quotidiane restrizioni”.
Un appello globale diretto a tutte le donne, guidate dal grido e dall'hashtag #WeToogether: “Sovvertiamo le gerarchie sessuali, le norme di genere, i ruoli sociali imposti, i rapporti di potere che generano molestie e violenze. Rivendichiamo un reddito di autodeterminazione, un salario minimo europeo e un welfare universale, garantito e accessibile. Vogliamo autonomia e libertà di scelta sui nostri corpi e sulle nostre vite, vogliamo essere libere di muoverci e di restare contro la violenza del razzismo istituzionale e dei confini”.
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