Roma
Lega, re Matteo Salvini prenota il trono di Roma: “A casa Raggi e Zingaretti”
Matteo Salvini sul palco del Teatro Italia, davanti a 1500 seguaci leghisti, sfratta Raggi e Zingaretti: “Ho chiesto a Babbo Natale di mandarli a casa”
di Fabio Carosi e Federico Bosi
Raggi e Zingaretti, "la vergogna di Roma". I 1500 della Lega nel Teatro Italia mettono in fila i cancri che minano la Città Eterna. Fioriscono i lemmi. Anzi, si moltiplicano dalla A alla Z. Ventuno lettere accompagnano incompetenza, incapacità, inettitudine, autodistruzione, barbarie, caos, sino al silenzio.
Silenzio che regna nella platea stracolma dopo i video emozionali che raccontano di bus infuocati, cassonetti stracolmi; il solito cocktail mefitico che sembra aver assuefatto, tutti tranne i leghisti da sbarco su Roma. L'attesa di Re Matteo, salvatore di Roma, è in una sala teatro che vale il suo nome, Italia, ma che puzza di sudore e rabbia, figli di una adrenalina che fa bollire gli animi.
Re Matteo, sovrano indiscusso del Teatro Italia, dimostra ancora una volta di conoscere tutti gli strumenti del demago-populismo. Sale sul palco, si inchina ai fan e fa salire accanto a lui, e dietro di lui, i ragazzi e le ragazze – tutti giovanissimi – che rappresentano le nuove leve del leghismo. E a proposito della querela del premier Conte cita il Marchese del Grillo e la sindrome che si impadronisce dei potenti una volta atterrati Roma. Sottende “Io so' io...” e la platea sussurra il resto dell'aforisma che a Roma è uno dei capisaldi della satira feroce che fu di Alberto Sordi.
Poi è un diluvio di aneddotica del disastro-Roma con gli acronimi Atac e Ama in testa seguiti da rifiuti, sicurezza e degrado. Ogni pausa è un coro da stadio. Se Salvini viene da Milano, è talmente ormai romano da scivolare sullo slang “de' che”. Spiega perché siamo qua: “È ora di fare i conti, vinceremo le elezioni con un disegno quartiere per quartiere”. L'Italia, quella del teatro, notifica l'avviso di sfratto a Virginia e Zinga. Ex alleati serpenti.
Prima di salutare la platea la confessione: “Con mia figlia ho scritto la letterina a Babbo Natale: toglici Raggi e Zingaretti”. Quindi la catarsi: “Viva Roma, viva il Lazio, viva l'Italia, viva la Lega”. Roma ladrona è stata cancellata dai volumetti della storia di quella che, una volta, era la Lega Nord che non perdonava.