Roma
Lesione legamento del ginocchio. Parla il prof Rodia: “Sempre più frequente”
Dopo Chiesa, anche la Goggia: il direttore di Ortopedia al Cto, Fabio Rodia, spiega perché il trauma è sempre più frequente: “Attenzione al calcio femminile"
Prima Federico Chiesa e domenica è stata la volta del legamento crociato delal sciatrice azzurrai Federica Goggia: professor Fabio Rodia, lei è direttore della divisione Ortopedia del Cto di Roma, un centro di eccellenza, e direttore del settore ortopedico della Lazio: cosa è accaduto a Federico Chiesa e tra quanto potrà tornare a giocare?
“A Chiesa è accaduto un trauma importante ma anche molto frequente per chi pratica attività sportiva, soprattutto a livello di sport di contatto. Ha riportato una lesione del legamento crociato durante l'ultimo incontro con la Roma. E sappiamo che questo è un accadimento molto frequente con delle conseguenze molto importanti per quanto riguarda il calciatore”.
Un tempo si parlava sempre di traumi al menisco. Ora è frequente il legamento crociato. Cosa è cambiato: il fisico dei giocatori o la dinamica del calcio?
“Le lesioni del legamento crociato anteriore le stiamo notando nel calcio femminile e questo significa che c'è una maggiore predisposizione nel sesso femminile rispetto a quello maschile. Perché adesso si stanno creando questi traumi? Il calcio rispetto a qualche decennio fa è cambiato è molto più atletico e spesso c'è un susseguirsi di incontri che danno una limitazione alla preparazione. Spessi gli allenatori si lamentano con i medici delle squadre dei calendari che non consentono di fare gli allenamenti durante la settimana, perché passano da una partita all'altra, soprattutto le squadre che sono coinvolte nelle coppe internazionali o che danno i giocatori alla Nazionale, che vedono i loro atleti che si allenano solo e purtroppo giocando. La lesione del legamento può essere però prevenuta con dei test attitudinali e fisici, specifici che possono determinare per l'atleta una migliore preparazione e attenzione per prevenire il trauma”.
E dalle squadre italiane è utilizzata questa forma di prevenzione?
“Dovrebbe essere utilizzata, sicuramente tra le più alte dovrebbe essere uno dei cardini”.
Il Cto della Garbatella è un ospedale covid free. Cosa è cambiato in questi due anni di pandemia. Sono cambiai i traumi?
“C'è stata una completa variazione per l'eziologia e le cause. Noi abbiamo continuato a lavorare in maniera completa perché laddove c'era una certa emergenza in altri ospedali venivano portati da noi. Durante il lockdown c'è stata un calo importantissimo per quanto riguarda la “traumatologia della strada”, per quanto riguarda la “traumatologia del lavoro” e per la “traumatologia dello sport”, mentre c'è stato un aumento esponenzialmente rilevante per la “traumatologia domestica”, proprio perché le persone stavano in casa e ottimizzavano il loro tempo e facevano dei lavori a cui non erano abituati e non avevano esperienza e questo creava dei traumi con conseguenti fratture”.
... La classica caduta dalla scala?
“Questo è uno degli esempi”.
Professor Rodia, come si ricostruisce un legamento crociato e quali sono i tempi reali di ripresa per un professionista sportivo e una persona “normale”?
“Come in tutte le cose, anche nell'intervento al crociato anteriore c'è stata un'evoluzione: si è passati da una ricostruzione con i legamenti artificiali mentre oggi le tecniche consolidate sono le ricostruzioni biologiche, andando a prelevare o il tendine rotuleo o i tendini flessori accessori come il “gracile” e il “semitendinoso” che, attraverso una tecnica endoscopia e artroscopica, vengono impiantati come era il crociato naturale, cioè con la sua dimensione anatomica. I tempi di recupero? E' un grosso punto interrogativo, perché avendo raggiunto una certa affinatezza per la tecnica operatoria, quello che si cerca di portare avanti è una velocizzazione dei tempi di recupero. Ricordiamoci che siamo di fronte a sportivi ad alta richiesta funzionale, che hanno degli impegni contrattuali importanti con delle squadre di alto livello, sia il giocatore stesso, i procuratori e le squadre sollecitano il medico affinché ci possa essere il recupero nel minor tempo possibile. E' chiaro: l'atto chirurgico è molto importante per la ripresa ma è altrettanto importante che vengano effettuati dei tempi di recupero secondo dei protocolli e secondo i vari step per arrivare prima alla ripresa funzionale dell'articolarità del ginocchio e poi secondariamente a tutti quegli aspetti, la propriocettività e soprattutto la forza muscolare che sono estremamente importanti non solo per un buon recupero atletico ma soprattutto per evitare ricadute,perché facendo una ricostruzione biologica è chiaro che ci sono dei tempi biologici di ricostruzione di tutto il sistema. Quindi credo che oggi il buonsenso debba dire che almeno 6-8 mesi sia il tempo minimo e con un intervento riuscito perfettamente, per rimettere un calciatore nell'ambito della sua piena funzionalità”.
E per un “non professionista”, i tempi di recupero?
“E' chiaro che i tempi possono essere anche minori perché si possono fare degli interventi per esempio con ricostruzione attraverso i tendini accessori flessori che richiedono un minor impegno e quindi un recupero che può essere lievemente più breve”.