Roma

Liedholm “l'italiano”. Il Barone svedese che scelse la A.S Roma e il Bel Paese

La sua vita e carriera nel libro di Manuel Fondato “Nils Liedholm – Un anno, massimo due poi torno”

di Patrizio J. Macci


Il “Barone” Niels Liedholm ha guidato l’A. S. Roma, quella dove militavano Bruno Conti, Agostino di Bartolomei e Paulo Roberto Falcao solo per citare alcuni campioni, entrando nella storia del calcio.

Come allenatore, è stato in Italia fra i primi ad adottare con sistematicità la disposizione difensiva a zona sui modelli delle nazionali olandese e brasiliana.
Si parla della squadra che vince lo scudetto e arriva in finale nella Coppa dei Campioni. Manuel Fondato ha ricostruito la sua carriera di giocatore di calcio e allenatore cronologicamente nel volume “Nils Liedholm – Un anno, massimo due poi torno” (Ultra Sport Edizioni).

Liedholm è scomparso dieci anni fa e, come suggerito nel sottotitolo del volume, nel nostro Paese voleva fermarsi per un periodo limitato, invece finì per rimanervi per più di cinquant’anni. La frase si riferisce alla promessa fatta da Liedholm a suo padre, mentre si apprestava ad approdare in Italia per giocare nel Milan dell’epoca. Promessa che ovviamente non mantenne, trasformando l’Italia nella sua casa e nel paese dove è rimasto fino all’ultimo dei suoi giorni.

Ha amato degli italiani lo stile di vita, il calcio, il clima e soprattutto il vino, che iniziò a produrre in un’affascinante zona del piemontese, dove stabilì la propria casa in un casale ristrutturato. Benché fosse praticamente astemio Liedholm coltivava e produceva per il piacere di lavorare la terra. Un uomo dotato della passione che brucia come il fuoco all'interno del ghiaccio. Rimase sempre profondamente svedese, nella sua cultura, nella sua forma mentis, nel modo di approcciarsi al mondo del pallone in un paese che Winston Churchill sbozzò così:” Gli italiani sono gli unici che giocano una partita di calcio come fosse una guerra e combattono una guerra come fosse una partita di calcio”.

Il suo approccio disincantato e autoironico, i suoi ricorsi a figure retoriche ed esempi apparentemente incomprensibili, oltre a un’innata conoscenza e preparazione, lo hanno reso uno dei migliori allenatori di tutti i tempi, amato e allo stesso tempo temuto dai suoi giocatori.

Il volume ripercorre la straordinaria avventura professionale del Barone, prima in campo e poi in panchina con uno stile romanzesco (che rende la materia leggibile anche a chi è completamente digiuno di calcio), narrandone gesta, ritualità e ossessioni. Un viaggio lungo sessant’anni, che fa scorrere davanti agli occhi del lettore anche le diverse epoche di uno sport, un uomo e due nazioni. Di quel calcio non rimane più nulla se non quello che parecchi dei suoi giocatori provano a trasmettere a loro volta con l’insegnamento.
Il volume è arricchito da un prezioso repertorio fotografico (immagini donate dal figlio di Liedholm) e da interviste inedite a giocatori che il Barone ha allenato oltre che nella Roma anche al Milan: Giancarlo Antognoni, Sebino Nela, Pietro Paolo Virdis, Giuseppe Giannini.