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Roma
Lino Patruno, il banjo, Romano Mussolini e la fine del jazz. Tutto in un libro

Lino Patruno ha incontrato il mondo, e ora che veleggia verso i novant’anni ha deciso di fermare su carta i volti, non solo dell’universo musicale, dove ha fiammeggiato con il suo banjo.

A partire dall’esperienza unica nel panorama musicale teatrale e cabarettistico italiano dei Gufi da lui fondati. Erano gli anni dei maglioni a collo alto di colore nero, la tv a colori un sogno e Patruno riempiva i teatri, studiava musica come un pazzo e viaggiava. Frank Sinatra, Telonius Monk, Woody Allen, Silvio Berlusconi, Vittorio Gassman con ognuno di loro Patruno si confronta, dà e riceve suggerimenti.

L'incontro con Romano Mussolini a Predappio per fare musica

Poi ci sono i momenti "storici": l’incontro con Romano Mussolini figlio di Benito che un giorno a Predappio lo fa comporre alla scrivania dello studio del padre, l'uomo che aveva vietato il jazz. Ci sono anche episodi “pepati” come l’incontro con Tinto Brass che lo voleva in un suo film. Il regista gli spiega per sommi capi la scena che avrebbe dovuto girare ma essendo il finale al cento per cento nello stile di Brass, Patruno declina l’invito e ci ride sopra mentre lo racconta.

"Il jazz vero era quello degli Anni sessanta"

Recentemente Patruno ha affermato che il jazz è morto, o meglio che il vero jazz era quello degli Anni sessanta che lui ha congelato nella sua collezione unica di quarantacinquemila dischi stipati nella sua casa romana dove spiccano, naturalmente, quelli della sua Lino Patruno Jazz Band.

Il libro è l’occasione per chi mai si è avvicinato al jazz di cominciare un viaggio che può impegnare una vita, per gli esperti e gli studiosi la minuziosa bibliografia e discografia uno strumento per approfondire.

LINO PATRUNO
AMAPOLA
Incontri
Con la collaborazione di Ignazio Gori
BERTONI EDITORE

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Tags:
jazzlino patrunopatrizio j. macciromano mussolini






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