Roma
Luca De Nardo, l'omaggio alla bellezza visto nelle immagini di un'artista
L'omaggio alla bellezza visto nelle immagini di un'artista
Dalla comunicazione al marketing sin all'editoria on line. Romano di nascita ma milanese di adozione, Luca De Nardo in pochi anni ha cambiato la sua vita diventando uno dei più credibili rappresentanti italiani del nudo e dell'erotismo femminile, sino a trasformare il suo lavoro di fotografo in un'arte che racconta e insegna anche con una serie di seminari in tutta Italia. Di fronte al proliferare del cosiddetto "nudo social" e contrario all'impoverimento della figura della donna, trasformata "in un quarto di bue", ha iniziato a scrivere sulla tastiera una efficacissima elegia della bellezza femminile. Il testo è stato pubblicato sulla sua pagina di Facebook.
Luca De Nardo ha concesso i diritti di pubblicazione ad affaritaliani.it insieme ad una serie di capolavori femminili.
di Luca De Nardo
Mi piange il cuore quando conosco ragazze che si avvicinano al mondo della fotografia del nudo e hanno qualcosa da dire, da esprimere, da raccontare, donne che abbiano voglia di mostrare la propria femminilità, la loro vera sensualità ed il proprio erotismo, persone della sfera femminile che desiderano e necessitano di espellere quello che da troppo tempo reprimono o nascondono dentro se stesse e debbano invece essere danneggiate e annullate nelle proprie scelte.
Stiamo distruggendo il concetto del nudo, lo stiamo dilaniando e facendo a pezzi, stiamo perdendo e annullando il senso positivo e liberatorio che esso può avere nella società e nella sua più alta e indiscussa interpretazione.
Certe volte mi sento sconfitto anche io, così come tante ragazze e donne, quando vedo produzioni sconfortanti, dove la donna è solo un quarto di bue, senza vedere un senso nelle immagini realizzate e proposte, senza vedere una storia, una emozione, un motivo per essere raccontata, spiata, ritratta, interpretata per quello che è veramente.
Mi sento anche io sconfitto quando vedo reazioni scomposte, dove la gente giudica solo perché pregna di invidia e rabbia nei confronti di quella ragazza che ha trovato il coraggio di dire... "io sono anche questa".
Mi sento sconfitto anche io quando so o scopro che chi giudica è il primo a far cose aberranti nella propria intimità, ma pubblicamente sono uomini in giacca e cravatta dichiarando la propria illibatezza o sono donne vestite da mamme che con il proprio fuoristrada portano i loro bambini a scuola.
Ma io non mollo... non mollo e non rinuncio alla mia libertà di essere me stesso, di interpretare, di guardare senza peccato ma anzi di nobilitare e ridare un senso a tutto quello che siamo e di cui ci circondiamo. Si, lo faccio a modo mio, con i miei errori, con le mie sviste, con la mia stupida fotografia.
Ma non mollo e invito tutte quelle ragazze che lentamente si stanno ritirando sconfitte a non mollare. Perché ricordiamoci, noi siamo per quello che viviamo, non per il nostro apparire.
Viviamo, quindi siamo.
Quando cominciamo a limitare noi stessi, si muore, lentamente, senza neanche renderci conto che ci stiamo trasformando in corpi che camminano. Lo dobbiamo a noi stessi. Dobbiamo a noi stessi la nostra felicità, il nostro amarci per quello che siamo realmente e non per quello che gli altri vogliono da noi. Dobbiamo a noi stessi la libertà che ci è stata data e concessa, dobbiamo a noi stessi quel libero arbitrio che ci è stato regalato, scegliendo per quello che riteniamo giusto per noi, ricordandoci che la libertà degli altri nel giudicarci, nel relazionarsi con noi finisce dove inizia la nostra.
Non uccidiamo il nudo, vi prego.