Roma

Lucha y siesta un caso in Regione, il sospetto dell'accordo Pd Fdi: inside

Lucha y Siesta diventa un caso politico. E quella che doveva una battaglia portata avanti dalla Giunta Rocca sullo sgombero sta diventando un accordo

Lucha y Siesta diventa un caso politico in Regione. E quella che doveva una battaglia portata avanti dalla Giunta Rocca sullo sgombero sta diventando un accordo tra Pd e centrodestra. Al centro della disputa proprio la Casa delle donne, un'ex spazio Atac occupato e trasformato in un centro accoglienza per donne. Una gestione da sempre fumosa che oggi viene caldeggiata anche dalla maggioranza in Regione.

La storia di Lucha y Siesta viene da lontano.  L’ex immobile Atac, in via Lucio Sestio, nel settimo municipio abbandonato fu occupato dal 2008.

La storia

Negli anni la Casa delle donne ha vissuto sempre grazie al sostegno della politica di sinistra. Al punto che Virginia Raggi - quando si intraprese la strada del concordato di Atac - decise di inserire lo stabile nei beni immobili dell'Azienda di trasporto per ridurre la pressione fiscale. Naturalmente, per non far deprezzare lo stabile, era stato stabilito lo sgombero. Ne nacque una battaglia fatta di proteste in Campidoglio e attacchi diretti all'allora sindaca.

Acquisto illegittimo

Ecco allora che per far fronte alle pressioni dell'ala più sinistra della coalizione il palazzo venne acquistato in modo illegittimo dalla regione Lazio nel 2021, guidata all’epoca dall’esponente Pd Nicola Zingaretti, siglando anche un protocollo per salvare l’esperienza di Lucha y Siesta. Tutto finito? Macchè: la Corte dei Conti puntò un faro sull'operazione e condannò l'operato di Zingaretti.  I giudici contabili evidenziaRONO un presunto danno erariale per il quale hanno chiamato a rispondere Andrea Tardiola e tre dirigenti apicali della Regione: Marco Marafini, direttore del Bilancio; Wanda D’Ercole, all’epoca dei fatti direttore generale dell’area Pari opportunità e Arcangela Galluzzo, dirigente dell’area pari opportunità. La procura della Corte dei conti, inoltre, chiese il rinvio a giudizio per aver «scientemente acquistato un bene occupato al fine di consentire la prosecuzione dell’occupazione. In tal modo stabilizzando l’acquisizione violenta di un bene altrui».

Fdi chiese lo sgombero

La vicenda fu cavalcata dal centrodestra, all'epoca all'opposizione, con una battaglia portata avanti dalle consigliere Chiara Colosimo e Laura Corrotti. Un impegno chiaro fu anche espresso nella campagna elettorale di Rocca per ristabilire la legalità e non tollerare un'occupazione illegittima ma una messa a bando dello stabile per assegnarlo a chi ne aveva diritto. Prima del bando sarebbero dovuti esser fatti dei lavori di consolidamento strutturale e ristrutturazione urgente. 

La Giunta non vota

Questa mattina, 16 ottobre, nella riunione di Giunta di doveva stabilire la modalità e il via libera allo sgombero. E invece, come per magia, dopo le vibranti proteste del fine settimana con le occupanti sotto la Regione, non è stato votato alcun atto. Il motivo? Alla base sembrerebbe esserci un accordo neanche troppo segreto tra i dem e la maggioranza. Uno scambio di opportunità per far passare senza problemi altri provvedimenti in Consiglio. Roba da Prima Repubblica che però sta tornando fortemente in voga per non avere problemi di "governo". Un accordo tacito per consentire alle occupanti di restare. Ora la palla ripassa alla Corte dei Conti che, ovviamente, non si è dimenticata delle irregolarità e sta nuvoamente tornando alla carica presentando il "conticino" a Rocca.