Roma
Luna di miele da favola in mutande. Fly Emirates, valige smarrite e zero scuse
E' un torrido giorno di luglio a Fiumicino e una coppia italiana, fresca di matrimonio, entra in aeroporto felice, non solo per una vacanza lontana dalla calura romana, ma soprattutto per il viaggio di nozze. Quello che non si scorda mai e si sogna di fare una volta sola nella vita.
Tutto è preparato da tempo: i biglietti aerei, lo scalo a Dubai, giusto per sgranchirsi le gambe e visitare quello sfarzo che però non è affatto la meta finale. Poi infatti si proseguirà per Bangkok. Qualche giorno dedicato a quella metropoli asiatica, la più visitata, che è un controsenso continuo, caotico, colorato, ma comunque decisamente affascinante. E di lì, si ripartirà per le Isole di Koh Samui e Koh Tao: un paradiso tropicale che può far da perfetta cornice alla luna di miele. Ovvio che dopo le dolci fatiche della cerimonia in chiesa, del ricevimento e di tutti i preparativi che hanno preceduto 'il giorno del si', quel volo acquista ancora più il sapore di una fuga dal mondo.
La scelta della compagnia aerea è stata fatta anche in questa direzione: Emirates Airline, ossia comodità, puntualità, sicurezza, efficienza e, perché no, anche un po' di lusso. E allora, valigie alla mano, documenti, giornali e libri, si scende dalla macchina del tipico parente che si è offerto carinamente di accompagnarti, e si arriva alla buon'ora per imbarcarsi nel terminal dei voli 'lontani dal mondo'. Mano nella mano, come verso l'altare qualche ora prima, fedi che si accarezzano, sorrisi e sogni ormai prossimi al diventare realtà. Primo attacco di panico: il volo nel tabellone delle partenze non c'è. Oddio, mille interrogativi pervadono la testa e il titolo di una canzone, ai più sconosciuta, dell'amato Lucio Battisti, che affiora come un incubo. "Davanti ad un distributore automatico di fiori dell'aereoporto di Bruxelles anche io chiuso in una bolla di vetro". Abbiamo sbagliato giorno nella confusione delle tante cose fatte per il matrimonio? Di fretta si ricontrollano tutti i pezzi di carta, si leggono per bene e con attenzione. No, orario e giorni sono quelli: non è possibile. Fermati sudore e placati ansia.
Ci deve essere una spiegazione. Il volo è stato spostato o cancellato? L'aeroporto di Fiumicino è in piena attualità per incendi, disfunzioni, ritardi e caos, ma la mail di conferma arrivata il giorno prima, ritrovata subito con il cellulare, parla chiaro: è tutto confermato. Che può essere successo? Diamo un'occhiata alle notizie on line: nulla, che non riguardi solo i giorni scorsi e le odissee di migliaia di turisti come noi. Niente di rassicurante comunque. Dai, però, ora cerchiamo lo stand della compagnia, qualcuno che ci possa dare informazioni. Nessuna traccia. E il sudore e l'ansia, si ripropongono anelando un loro protagonismo hitchcockiano. Il tempo intanto passa e il largo anticipo con il quale ci si era presentati a Fiumicino, diventa sempre meno rassicurante. Un uomo in divisa, leggendo sulle nostre fronti la parola 'paura', capisce al volo e ci indica i desk ove chiedere. Intanto siamo passati di terminal in terminal, con la spiacevole compagnia della fatica grazie all'assenza di uno straccio di carrello e soprattutto del non sapere a quale santo rivolgersi. Le parole di risposta alle nostre frementi domande da parte della signorina 'Fly Emirates' finalmente apparsa all'orizzonte, alla stregua del 'terra' per i navigatori di un tempo, ci rincuorano, "abbiamo cambiato terminal dopo i fatti dei giorni scorsi", "sullo schermo non c'era il volo? Si, sta capitando, ma tra un po' ricomparirà", "no, il volo è tutto ok". Alleluia...tutto è bene ciò che finisce bene, eddai! "Ma dovete sbrigarvi perché di deve prendere il pulmino che vi riporterà al terminal di origine", tuona così la signorina, come un fulmine a un cielo tornato solo poc'anzi sereno. Si mettono velocemente le valigie sul nastro, i posti assegnati, il check in anche per la tratta Dubai - Bangkok e quella frase rassicurante: "le valigie le riprendete direttamente in Thailandia, tranquilli..".
Tranquillo c'è morto, tranquillo ha avuto 20 anni di galera....raccontano certi detti popolari nostrani. Ma non c'è tempo per le ciance, bisogna correre, passare gli innumerevoli controlli di sicurezza. E torni a maledire quell'11 settembre e quel maledetto terrorismo. La morale è che quella frase ritornerà, e come ritornerà. Ma intanto il volo lo si riesce a prendere. Sudati ma felici. Tutto è bene quel che finisce bene. Ma qui invece l'incubo entra nella parte migliore. Per gli amanti dei gialli, non della coppia di neosposi. Saltiamo il volo, le ore che dividono con il primo scalo a Dubai, qualche ora di permanenza negli Emirati. Il tempo, appunto, vola, tra microsonni, settimana enigmistica, spuntini e soprattutto programmi per la vacanza. Programmi che tornano a tramettere immagini di spensieratezza e di felicità, dopo il black out, termine ormai caro all'aeroporto di Fiumicino del resto, dell'imbarco. E si arriva finalmente a Bangkok. E' fatta! La luna di miele ha inizio.
Gli hotel sono prenotati per la maggior parte delle tappe, lasciando un rigoroso spazio a quell'avventuriero "bello questo posto, perché non ci fermiamo qualche giorno?" Insomma anche i fuori programma sono programmati. E allora si percorrono sereni i tapiroulan infiniti dell'aeroporto thai e si va verso l'uscita.
"Tranquilla, amore, l'hotel ci ha mandato la macchina e ci aspettano fuori con tanto di cartello con scritto il nostro cognome", quello di una famiglia appena nata. "Dobbiamo prendere solo i bagagli, tranquilla". Ecco che si riaffaccia quella parola della signorina 'Fly Emirates: "tranquilli". I trolley all'aeroporto di Bangkok te li tirano quasi appresso per quanti ce ne sono, neanche la fatica per cercarne uno e via al ritiro bagagli. Bagagli che inesorabilemente non compariranno mai su quel rullo. Siamo gli ultimi in attesa, ma niente. La frase è rieccheggiata minuto dopo minuto, "tranquilla, ora escono...",fino a lasciare spazio al "porco mondo, andiamo all'ufficio preposto".
Un'odissea, eppure il mio inglese è più che masticato, ma la cordialità non è di casa e soprattutto nessuno si rende conto di come siamo messi ora. Due ore per sbrigare le pratiche di denuncia, passaporti, tagliandini di volo, grazie a Dio conservati, laddove il self control fatica a tenere botta, di fronte a una thai per niente comprensiva ma solamente scocciata. Ed ecco che gli sposini di cui a inizio articolo, si ritrovano nella loro agognata luna di miele a Bangkok, letteralmente in mutande. In compagnia di un bagaglio a mano e dei pensieri di quanto di prezioso e di necessario contenevano le valigie. Ovviamente l'autista se n'è andato e la coppia diventa preda di tassisti che si offrono in una trattativa modello tre carte. Potremmo fermarci qui per dire Fly Emirates? No, grazie, mai più. Ma potrebbe intervenire la casistica dei tanti bagagli smarriti e dei problemi in cui i viaggiatori spesso incorrono a far dire il classico "capita, è capitato a tutti". Ma a rafforzare quel "no, grazie, mai più", c'è anche e soprattutto il dopo. Passano così i giorni nella capitale thai senza bagagli, senza le medicine per chi ne ha bisogno, senza quella parte preziosa di casa che doveva accompagnarti.
Si tenta di telefonare, inutilmente, a qualche numero 'italiano' della compagnia, e alla fine ci si abitua all'idea e si rimanda al da farsi una volta tornati in patria, tanto chissà dove saranno finite le nostre valigie. La luna di miele e l'entusiasmo restituiscono un bagliore di serenità negli animi. Nonostante il tempo perso, e il denaro, per normalizzare la vacanza. Si arriva a Koh Samui: isola splendida, dove solo le zanzare possono disturbare dei sonni meravigliosi in riva al mare, dopo giornate di svago e di scoperte di mondi nuovi. E invece durante la notte, che lì inizia presto, cominciano ad arrivare sul cellulare italiano due, tre, quattro, telefonate, intercontinentali. In un improbabile inglese, ti chiedono descrizioni delle valigie, informazioni misteriose, domande che invece dovresti essere tu a fare nella speranza di avere uno straccio, anzi una valigia, di risposte. Alla quinta, sbotti: "scusate, ma mandatemi un mail, I don't undestand you". E fu cosi che, dopo una settimana circa, vediamo alla reception dell'hotel, nell'ultima sera prima della partenza per altra destinazione, il nostro bagaglio. Ce lo hanno riportato. Vabbè, tutto è bene ciò che finisce bene? E no, manco per niente.
Ci avete fatto passare una settimana, quella del viaggio di nozze, da incubo. Perdendo soldi, energie e momenti che avremmo dovuto passare in altro modo, invece di cercare di porre rimedio all'averci lasciato in mutande a quasi 10.000 chilometri di distanza. Tornato a Roma, mando una mail dopo aver scoperto, perché abbiamo avuto le più disparate risposte, all'indirizzo preposto, in cui, con garbo e educazione si racconta l'accaduto, e si chiede "dal momento che siamo rimasti senza vestiti per una settimana nel nostro viaggio di nozze (non è piacevole, vi assicuro) sia da voi previsto un rimborso per le spese che ho dovuto sostenere e che ovviamente ho documentate. Nel caso affermativo, cosa occorre che presenti?". Ti rispondono: "Egregio Sig. Sabbatani Schiuma, La ringraziamo per la Sua cortese corrispondenza. Desideriamo informarLa di aver riferito al nostro Customer Affairs di Dubai quanto da Lei esposto, sarà nostra cura fornirLe una risposta a verifica ultimata. E’ possibile che la verifica coinvolga più aree operative, pertanto il tempo necessario per fornire un riscontro potrebbe richiedere fino a trenta giorni, Le assicuriamo che faremo tutto il possibile per risponderLe entro detto termine. L’occasione è gradita per porgerLe i nostri più cordiali saluti.
Di giorni non ne sono passati trenta, ma quasi il doppio. Ma almeno uno straccio di scuse, le volete fare?
Fabio Sabbatani Schiuma