Roma

Disse Lutero: "Roma è una "città satanica". "E l'inferno si nasconde nel sottosuolo"

di Patrizio J. Macci

Se l'inferno esiste, è collocato nel sottosuolo della città di Roma. L'aforisma è stato attribuito a Martin Lutero, ma Costanzo Costantini giornalista, scrittore, polemista di razza, lo ripesca affibbiandolo alla Capitale nel volume postumo "Roma città satanica" pubblicato da Iacobelli Editore. Un libro "maledetto" attraversato da personaggi altrettanto maudit come la trinità dei pittori, Angeli, Schifano, e Festa apostoli dei paradisi artificiali che finiscono per bruciarsi le ali con la loro ricerca dell'assoluto. Il racconto parte dalla Bibbia passando per Nerone, Caravaggio approdando a Marco Pannella.
Un agglomerato urbano multiforme, popolato da spettri, papi, martiri, demoni, santi, criminali (che riescono anche a farsi seppellire dentro una basilica in maniera rocambolesca, come il boss Renato De Pedis). Nella Roma di Costantini i diavoli sono saliti in superfice (come aveva profetizzato Pasolini) e camminano liberamente tra i vicolo del Centro, oppure sono la marea umana che ondeggia sui marciapiedi di Via Veneto. Il volume offre uno spaccato della Roma degli anni della Dolce Vita magistrale. L'autore è un giornalista da film in bianco e nero che percorre le strade con la sua bicicletta a caccia di notizie per poi scollinare lungo via del Tritone fino alla redazione de "Il Messaggero" e mettersi alla macchina da scrivere per bulinare il suo articolo. Fellini che trascina Pasolini, chiamato come consulente per "Le Notti di Cabiria", in giro per quartieri ultraperiferici dai nomi per l'epoca geograficamente sconosciuti (Infernetto, Tiburtino Terzo, Acilia) alla ricerca di fondali umani e ispirazione per le sue riprese. Insieme al capitolo dedicato alla morte del poeta intanto ti ho mandato la mailfriulano in circostanze ancora mai chiarite, è la parte più interessante della narrazione. L'autore non risparmia una serie di "cattiverie" e illazioni tra scrittori oramai tutti trapassati della scena romana; usi e costumi sessuali degli scrittori romani dell'epoca spiattellati su carta. Si può ragionevolmente essere colti dal dubbio, circa una possibile "contaminazione demoniaca" anche dell'inchiostro con il quale l'autore ha vergato i ricordi di quegli anni. Roma ne esce come una città prigioniera di un sortilegio, dal quale non può e probabilmente non vuole affrancarsi.
La capitale del bene non può che essere anche l'epicentro di tutto il male e la corruzione possibile. Una città che l'autore vorrebbe bruciare, ma che immancabilmente risorge dalle proprie ceneri per riconsegnarsi fatalmente ogni volta ai suoi dèmoni.