M5S: Roberta Lombardi "gioca" con Antonio Di Pietro, Stefania e Bettino Craxi
Mani Pulite, la lettura dell'ultimo discorso di Craxi alla camera del '93 diventa “notte di alta politica”. A cena con la Lombardi spunta Di Pietro
Roberta Lombardi, “stella” del Movimento Cinque Stelle affronta tra un arancino cacio e pepe e una mezzamanica ai primi carciofi di stagione tre mostri della storia d'Italia: il fantasma di Bettino Craxi, Antonio di Pietro che si materializza a cena e Stefania Craxi che la raggiunge con una mail.
Da Tangentopoli al Governo a Cinque Stelle: Roberta Lombardi, già deputata e ora capogruppo alla Regione Lazio, ammette, confessa: “Grazie a questa occasione ho avuto la possibilità di vedere per la prima volta il discorso di Craxi alla Camera e quello dell'interrogatorio con l'allora PM Di Pietro. Sono rimasta molto impressionata dalla lucidità e dal linguaggio, privo di ipocrisia, con cui Craxi, in entrambi i discorsi, raccontava quello che era il sistema di cui faceva parte e che aveva contribuito a costruire. In certi passaggi mi è sembrato un po' spavaldo a causa del sentirsi così potente ma Craxi era un uomo di un enorme intelligenza e non poteva non aver capito quello che stava per succedere. La classe politica dell'epoca non ha voluto dare una soluzione politica alla vicenda perché non era quella che si aspettava Craxi”.
E poi affronta lo Statista della Prima Repubblica, rispondendo alla domanda più scomoda, “E' corretta l'affermazione di Craxi: “Si è fatto di tutta l'erba un fascio”?
“Esiste sicuramente, a livello comunicativo, una tendenza alla generalizzazione che fa parte del linguaggio della comunicazione. C'è da dire che molta di quell'erba, in quel momento, andava tagliata e figli stessi di quell'erba avevano ammesso che tutto il prato era inquinato e marcio. Purtroppo però quello che è venuto dopo questa estirpazione, ovvero i 20 anni di Berlusconi, ci hanno fatto in parte rimpiangere quello che c'era prima”.
E sulla scena della cena letteraria organizzata dal micro ristorante a km utile, Titta al 162 di San Giovanni, irrompe Antonio Di Pietro, avvolto in un impermeabile bianco. Scruta, osserva e poi ritorna su Mani Pulite. Incalzato dallo scrittore Patrizio J. Macci, Lei è in possesso di tutta l'inchiesta di “Mani Pulite”, oltre un milione e mezzo di pagine e più di 3000 cassette di registrazioni. Quanto è veramente uscito di quest'inchiesta?, risponde: “Quello che è negli atti è tutto quello che è stato scoperto. Non si è nascosto nulla. Quello che non è ancora uscito è perché non è stato possibile provarlo e per questo il 4 dicembre del 1994 mi sono dimesso. Non si saprà mai quanto realmente c'è stato dietro a tutta quest'inchiesta”.
Quindi la lettera di Stefania Craxi: “Carissimi, ho appreso non senza stupore dell'idea di voler leggere, in un simposio così singolare, il discorso che Bettino Craxi pronunciò alla Camera dei deputati nell’aprile del novantatré. Ovviamente si tratta di un’idea quantomeno originale, di sicuro impatto mediatico e commerciale, specie alla luce dell’interprete di tale lettura, ossia un’esponente politico assai lontano per storia, cultura, tradizione, sensibilità, ma anche per dato anagrafico, da Craxi e dalla sua cultura riformista e modernizzatrice. Il tempo, da sempre galantuomo, si sta incaricando di scrivere pagine di verità su quella stagione di infamie e di barbarie, che ha fatto strage della ragione ancor prima che del ‘diritto’, su cui aleggiano ancora molte luci e molte ombre e su cui, per dirla con una metafora tornata in voga nelle cronache, si scorgono sempre più con maggiore chiarezza ‘mani’ e ‘manine’ straniere”.
(Federico Bosi)