Roma
Mafia a Latina, 11 arresti per corruzione: c'è anche un colonnello dell'Arma
Operazione “Dirty Glass” dell'Antimafia: sequestrate quattro aziende specializzate nella commercializzazione del vetro
Mafia a Latina, quattro aziende specializzate nella commercializzazione del vetro sono state sequestrate mercoledì mattina dalla Polizia di Stato della provincia pontina, nell’ambito dell’operazione “Dirty Glass” diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma: 11 le misure cautelari emesse, una delle quali nei confronti di Alessandro Sessa, colonnello dell'Arma dei Carabinieri.
Sessa, in passato coinvolto nel caso Consip e da cui è stato poi prosciolto, è ai domiciliari mentre in carcere sono finiti tra gli altri l'imprenditore Luciano Iannotta, leader della Confartigianato in provincia di Latina, e l'imprenditore Luigi De Gregoris, 48 anni. I reati contestati nell'operazione denominata 'Dirty Glass' sono di materia fiscale e tributaria e riguardano la violazioni della legge fallimentare, estorsione aggravata dal metodo mafioso, intestazione fittizia di beni, falso, corruzione, riciclaggio, accesso abusivo a sistema informatico, rivelazioni di segreto d’ufficio, favoreggiamento reale, turbativa d’asta, sequestro di persona e detenzione e porto d’armi da fuoco. In particolare il colonnello Sessa avrebbe dato agli indagati informazioni su come evitare le intercettazioni ambientali. Al centro dell'inchiesta ancora una volta una commistione tra "colletti bianchi" e criminalità organizzata.
L'inchiesta ha portato ad individuare quella che gli investigatori definiscono una "qualificata rete di relazioni" attraverso cui gli indagati, in prevalenza imprenditori della provincia di Latina ed altri di origini campane, hanno gestito le proprie attività commerciali realizzando profitti illeciti derivanti dall'acquisizione di asset distratti da società commerciali in dissesto, dalla turbativa di procedimenti di esecuzione e da attività di riciclaggio di proventi di attività illegali.
Le attività tecniche di intercettazione effettuate dai poliziotti della Squadra Mobile del capoluogo pontino hanno consentito di accertare inoltre come il perseguimento delle finalità illecite sia avvenuto attraverso l'utilizzo sistematico di persone in forza alla pubblica amministrazione e a disposizione degli indagati nel fornire informazioni coperte da segreto d'ufficio e strumentali a proteggere le imprese criminali da eventuali indagini di polizia giudiziaria.
Viene poi ritenuta "notevole, la capacità di relazionarsi con appartenenti al mondo della criminalità organizzata", in particolare per risolvere eventuali contrasti con altri imprenditori, avvalendosi della forza di intimidazione, garantita dall'appartenenza di queste persone a clan autoctoni di natura mafiosa nel territorio di Latina.