Roma

Mafia Capitale, appalti e giunta Pd: “Marino cacciato, la verità la dico io”

Ignazio Marino assolto, Beatrice Scibetta non ci sta: "Ecco perché andava cacciato"

Mafia Capitale, tradimenti della giunta Pd ed appalti sospetti. La sentenza della Cassazione riabilita la figura dell'ex sindaco Ignazio Marino, ma non agli occhi di tutti. A passare al contro-attacco è Maria Beatrice Scibetta, prima dei non eletti della lista di Alfio Marchini, che attraverso un post Facebook al vetriolo spiega perché Marino doveva cadere.

 

di Maria Beatrice Scibetta

C'è chi dice no. Alla pioggia di commenti e richieste di scuse che hanno seguito il verdetto della Cassazione c'è chi, controcorrente, prende le distanze, non rimpiangendo l'addio di Ignazio Marino. Anzi. Come una novella Martin Lutero, Beatrice Scibetta affida infatti ad un lungo elenco pubblicato sui propri canali social le proprie ragioni: "da romana innamorata della mia città trovo giusto elencare i veri motivi che hanno portato alle dimissioni del penultimo degli incapaci alla guida della Capitale", annuncia.

Primo degli atti di accusa è l’aver scelto nella sua giunta assessori e consiglieri destinati a finire nel maxi-processo di Mafia Capitale. Al secondo punto l’arma anti-complottisti, ovvero l’atto di sfiducia del Pd stesso. “I complottisti devono sapere che i primi a sfiduciare Marino sono proprio i membri della sua prima giunta - scrive Scibetta - che conta 7 dimissionari su 10”. Quindi gli appalti senza gara, affidamenti diretti per “l’89% del totale”. Ed ancora la critica a nomine senza criterio, presunti “tagli nei settori sbagliati” e ai trasporti, senza dimenticare le “bugie” nell’ultimo periodo di governo sui viaggi all’estero e le spese a discapito dei romani. Insomma, un Marino “che pare pagasse con la carta del comune anche cene con la famiglia”. Il Sindaco ha fallito sotto ogni aspetto, e le sue dimissioni sono dovute alla sua incapacità di tener fede agli obiettivi del suo mandato”.