Roma
Mafia Capitale: avvocati in trincea. "Stavolta Carminati parlerà"

di Valentina Renzopaoli
E' scontro aperto tra il Tribunale capitolino e l'avvocatura romana: a tre settimane dalla prima udienza di Mafia Capitale la Camera Penale di Roma minaccia l'astensione dalla udienze penali per quattro giornate. Al centro dello strappo il provvedimento con il quale è stato organizzato lo svolgimento del processo che inizierà il prossimo 5 novembre. Modalità “eccezionali” che, secondo gli avvocati, si traducono in un “totale annichilimento del diritto di difesa degli imputati”, si legge in un comunicato. Un calendario di quattro udienze a settimana su cinque giorni disponibili e l'assenza degli imputati che saranno collegati in videoconferenza: sono le questioni principali divenute bersaglio delle dure critiche. L'avvocato Ippolita Naso che difenderà, insieme al padre Giosuè Bruno Naso, il principale imputato Massimo Carminati, ha scelto affaritaliani.it per spiegare le ragioni di questa presa di posizione senza precedenti e analizzare il quadro processuale.
Avvocato Naso, per quali motivi il provvedimento preso da Tribunale di Roma, secondo voi, lede il diritto alla difesa degli imputati?
“Questo provvedimento, che non ha precedenti neanche nei processi di mafia in terra di mafia, secondo noi amputa e compromette il diritto di difesa sotto diversi aspetti.
Innanzitutto paralizza l'attività professionale dei difensori: immaginare di poter partecipare a quattro udienze a settimana significa dover rinunciare a tutti gli altri incarichi professionali. Poi c'è l'altra grossa questione: far partecipare gli imputati in videoconferenza limita incredibilmente la loro possibilità di comunicare con i loro legali e quindi di intervenire durante il dibattimento”.
La decisione da parte della Camera Penale di proclamare, come segno di protesta, quattro giorni di astensione dalle udienze penali è definitiva?
“Diventerà definitiva se da parte del Tribunale non ci sarà nessun segnale di cambio di rotta”.
Quali azioni adotterete?
“Innanzitutto, durante la prima udienza del processo, chiederemo la revoca della modalità di partecipazione degli imputati tramite videoconferenza. E chiederemo che gli imputati vengano trasferiti a Rebibbia, poiché a quel punto lo spostamento nell'aula bunker può avvenire rispettando pienamente le ragioni di sicurezza che sono a monte del provvedimento”.
Se il Tribunale non dovesse accogliere la vostra richiesta?
“Chiederemo che le udienze si possano svolgere a piazzale Clodio. Anche perché non si capisce a cosa serve celebrare il processo nell'aula bunker se gli imputati ritenuti pericolosi sono assenti. In ogni caso il Tribunale dovrà rispondere con un provvedimento ufficiale”.
Pensate che queste siano questioni che possano inficiare, dal punto di vista formale, l'esito del processo, anche in vista di successivi gradi di giudizio?
“Certamente, faremo le nostre richieste in udienza perché i provvedimenti ufficiali si possono impugnare. E la questione verrà sollevata come eccezione vera e propria. Poi c'è un altro aspetto importante che, secondo voi, viola il diritto alla difesa”.
Quale?
“Quella relativa alle intercettazioni telefoniche: ad un mese dal processo, il Tribunale ha messo a disposizione un'aula per consentire agli avvocati di ascoltare il materiale. Ma l'accesso è consentito solamente a sei avvocati alla volta: questo significa che è materialmente impossibile poter studiare i circa 100mila contatti telefonici prima che il processo inizi. Inoltre questa organizzazione impedisce agli imputati di ascoltare personalmente le conversazioni”.
Senta avvocato, tra quindici giorni scadono i termini per poter presentare le liste dei testimoni. Voi a che punto siete?
“La stiamo ultimando e si preannuncia corposa. Non è ancora definitiva ma siamo sul centinaio di nomi”.
Pochi giorni fa avete promesso che durante il processo non mancheranno colpi di scena: siete riusciti a convincere Carminati a parlare?
“Sì, ci siamo riusciti. Massimo Carminati parlerà e darà la sua versione dei fatti”.
Perché finora non ha voluto farlo?
“Sia per indole che per il suggerimento dei suoi difensori, Carminati non ha mai parlato nemmeno nel corso di altri processi cui è stato sottoposto. Questa volta è diverso: mai come ora riteniamo ci sia bisogno di riportare la vicenda alla realtà”.
In che senso?
“Nel senso che il confine tra realtà e fantasia, questa volta, è stato superato. La vicenda è stata drammatizzata, enfatizzata, condita di particolari che hanno del romanzesco, anche per una eccessiva esposizione mediatica. Riteniamo sia necessario che lui dia la sua versione dei fatti. Ad oggi, questo è un processo principalmente di parole, che si basa quasi al 90% sulle intercettazioni telefoniche. E le parole possono essere interpretate in mille modi diversi, quindi è il caso che lui dia l'esatta versione di ciò che è stato detto e intercettato”.
Non è compito facile difendere un personaggio che nell'immaginario comune e' già considerato un boss della malavita, uno dei “re di Roma” per parafrasare il titolo di uno dei numerosi libri usciti all'indomani dell'inchiesta. Da dove comincerete per smontare le accuse che sono state rivolte?
“Da un certo punto di vista Carminati è già stato condannato dall'opinione pubblica: gli hanno già attaccato un'etichetta che non sarà facile cancellare. In ogni caso, si comincia ascoltando ciò che ha da dire chi ha condotto l'indagine. A noi spetta difenderci, sono loro che devono dimostrare quello di cui ci hanno accusato”.
Però dalle carte emerge che il suo cliente avrebbe minacciato alcuni imprenditori che non gli volevano vendere un'attività, e da diversi episodi sarebbe abbastanza chiaro che Carminati riusciva a controllare suo territorio: non pensa che in queste condotte vi siano segnali di un atteggiamento mafioso?
“Avrebbe intimorito qualche personaggio secondo l'impostazione accusato ma, guarda caso, nessuno di questi personaggi intimoriti in questi anni ha sporto denuncia e nessuno di loro è stato mai sentito a sommaria informazione prima dell'emissione dell'ordinanza di custodia cautelare. Ora le chiedo: è possibile che un soggetto di questo spessore criminale, come quello che gli è stato attribuito, che avrebbe il controllo di una parte della città, non sia mai stato denunciato in questi anni? Mai un esposto, una denuncia, una querela? Non è un po' singolare?”
E' giusto, secondo lei, celebrare questo processo, con numeri così mastodontici, con il procedimento del giudizio immediato?
“Ora è la legge che stabilisce che con imputati detenuti si vada a giudizio immediato. Con una contestazione di questo genere sarebbe stato impensabile che un gup avesse potuto assumere decisioni in merito. Anzi, lo avrebbero dovuto fissare molto prima: un giudizio immediato che viene celebrato ad un anno dall'emissione della custodia cautelare, che immediato è? Ovviamente si è aspettato che fosse eseguita la seconda ordinanza della seconda tranche del processo, a discapito degli imputati”.
Custodia cautelare che scadrà, con tutta probabilità durante il dibattimento...
“C'è questo pericolo, proprio per questa ragione è stato fissato un calendario di quattro udienze a settimana”.
E' vero che Carminati scriverà un libro?
“Tutto è possibile, per la sua intelligenza sarebbe in grado di farlo”.