Roma
Mafia Capitale, Bettini: Buzzi “militante” del Pd dell'asse D'Alema-Bersani
Mafia Capitale: Goffredo Bettini è stato chiamato a testimoniare dalla difesa di Buzzi
Salvatore Buzzi era un “militante” del Pd, espressione dell'area politica dalemiana-bersaniana. Goffredo Bettini, sul banco dei testimoni di Mafia Capitale, descrive l'ex ras delle cooperative come una persona molto vicina alla politica, “prima al Pci poi alla sinistra”.
Chiamato a testimoniare proprio dalla difesa di Buzzi nell'aula bunker di Rebibbia, l'europarlamentare molto vicino a Walter Veltroni, ha detto: "Io non so se Salvatore Buzzi avesse la tessera del partito ma sicuramente era considerato un militante, prima del Pci poi della sinistra. Era considerato una persona meritevole, espressione dell'area politica dalemiana-bersaniana. Un'area a me ostile''.
Interrogato dall'avvocato Alessandro Diddi, Bettini sui suoi rapporti con lo stesso Buzzi ha detto: "Lo conosco di nome da molti anni ma non credo di averlo mai incontrato in riunioni a tu per tu o ristrette. Avevo rapporti con Carlo Maria Guarany, mi chiedeva consigli culturali, Avevo simpatia per lui, mi ricordava un attore americano, Danny De Vito". Bettini ha spiegato di aver incontrato Buzzi solo “in due occasioni pubbliche, in occasione della presentazione di un mio libro di lettere con Pietro Ingrao e un'altra volta perche' mi interessava conoscere Pino Pelosi. Assieme a Borgna eravamo grandi amici di Pasolini e siamo sempre stati convinti che non sia stata una sola persona ad ucciderlo". Parlando della cooperativa '29 giugno', Bettini ha detto che "e' sempre stata un fiore all'occhiello nella storia della sinistra romana. E' stata la prima coop che non si occupava di edilizia ma di recupero sociale. Ricordo che quando fu fondata, io non c'ero, ma era presente Pietro Ingrao e tante persone impegnate nel recupero dei detenuti".
Lo stratega del Partito Democratico ha poi dichiarato di aver "ricevuto dalla 'cooperativa 29 giugno' un contributo di 10mila euro per la mia candidatura alle Europee. Un bonifico che non ricordo se fu fatto alla campagna elettorale o all'Associazione che mi sostiene. So, pero', con certezza che e' stato registrato". Aggiungendo che: "Quello fu un atto di liberalita'. E' una cosa naturale e legittima che le coop sostengano le candidature importanti della sinistra. Il problema e' lo scambio, la liberalita' diventa un'altra cosa quando c'e' uno scambio ma questo e' compito dei giudici".
L'europarlamentare del Pd ha poi rivelato di aver favorito un incontro tra Buzzi e Gianni Letta. "Solo una volta Carlo Maria Guarany mi accenno' a un progetto sociale sull'accoglienza degli immigrati, in Sicilia. Non lo feci parlare, gli dissi che non mi occupavo di queste cose e di rivolgersi a Gianni Letta se voleva un consiglio. Ho favorito le condizioni per quell'incontro. Lui li accolse e poi li mando' dal prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro. Con Letta ci passavamo qualche seccatura reciproca abbiamo un rapporto informale. Lui era il factotum all'epoca del governo Berlusconi, io il factotum dell'opposizione, poi entrambi abbiamo vissuto gli anni dell'Auditorium, dove e' nata un'amicizia fraterna".
Goffredo Bettini ha poi attaccato frontalmente il partito romano, denunciando lo sfascio: "Dopo il 2009 ho scritto un libro per segnalare un degrado nel partito. Sono un garantista ma devo dire che non dovevamo aspettare giudici, tutto si vedeva gia' a occhio nudo”.
E ha letto alcuni brani del suo libro: “Personalismi, capi bastone, tutti autocentrati con l'assillo di non perdere posizione. Un partito balcanizzato non c'e' piu' il regno del leone ma della volpe. Ai giudici il compito di colpire i corrotti ma non servono i giudici per capire come la corruzione sia diventata la forma normale del rapporto tra politica e impresa. E nessuno puo' pensare che questa corruzione si fermi sulla soglia del centrosinistra". Bettini ha parlato di "degenerazione complessiva" e di un "partito esasperato da correnti e personalismi. La mia e' un'accusa politica, non ho ricevuto notizie di reato, se mi fossero arrivate sarei andato dal magistrato. Il partito andava verso il burrone e io l'ho segnalato".