Roma
Mafia Capitale, Campana nella bufera. Rischia l'accusa per falsa testimonianza
Troppi “non ricordo” e smentite nella sua deposizione come testimone
Micaela Campana, parlamentare Dem e membro della segreteria del Pd, rischia di essere accusata di falsa testimonianza. Dopo i ripetuti e imbarazzanti “non ricordo” pronunciati dal banco dei testimoni nell'aula bunker di Rebibbia, nell'ambito del processo per Mafia Capitale, i magistrati della Procura di Roma sarebbero orientati a chiedere al tribunale alla fine del maxi processo, la restituzione del verbale per poter avviare accertamenti.
Comparsa davanti alla corte chiamata come testimone dai legali di Salvatore Buzzi in quanto ex moglie dell'ex assessore alla casa del comune di Roma Daniele Ozzimo (condannato per 'Mafia Capitale' dal gup Alessandra Boffi a due anni e due mesi di reclusione con il rito abbreviato) Micaela Campana è stata più volte richiamata dal presidente Rosanna Ianniello a dire la verità. “Non dire la verità sotto giuramento è un reato”, ha più volte detto la Ianniello molto infastidita dalle reticente e ripetute smentite.
Micaela Campana è ritenuta essere la donna che ha chiesto a Salvatore Buzzi, il ras delle cooperative romane, alcuni favori, tra cui anche quello di finanziare la campagna elettorale di Matteo Renzi.
In Aula vengono portati alla luce gli sms estratti dai brogliacci delle intercettazioni in cui la deputata dem manda a Buzzi l’iban su cui depositare il finanziamento. Non si tratta di un illecito ma la deputata si trova in difficoltà nel ricostruire la vicenda, mentre sulle richieste di soldi per Daniele Ozzimo, ex assessore alla Casa nella giunta Marino, ha spiegato: “Daniele era mio marito e io all’epoca non avevo incarichi pubblici”. La sua insistenza aveva spinto Buzzi a sfogarsi con Simone Barbieri, collaboratore della Campana, dedicando anche a lei la famosa metafora della “mucca che per essere munta deve mangiare”.
Altri messaggi e telefonate testimoniano continue richieste di favori.
Il 20 dicembre 2013, per esempio, “Campana chiama Buzzi e riferisce che a Colli Aniene devono sgomberare un appartamento da alcuni immigrati”. Il 22 gennaio 2014 Emilio Gammuto, collaboratore di Buzzi, riceve invece una richiesta per un trasloco dallo staff di Campana. Buzzi, però, stavolta non aiuta la Campana e Mario Ciarla, già vicepresidente dem del consiglio Regionale “perché non vogliono pagare”. Il 18 ottobre 2013, infine, i carabinieri annotano una telefonata in cui Buzzi autorizza un suo uomo a incontrare la Campana che “sicuramente vorrà dargli qualche nominativo da assumere”. Di fronte a queste accuse la deputatadel Pd si trincera dietro altri “non ricordo” e, poi, aggiunge: “Quei favori non erano per me”. Per quanto riguarda la gara per il Cara di Castelnuovo di Porto, che la Eriches vince ma che la prefettura ritarda a rendere operativa per le ostruzioni della rivale Axilium, è Buzzi a contattare la Campana per chiederle di intervenire parlando col viceministro dell’Interno Filippo Bubbico. Anche qui arrivano altri “non ricordo” da parte della Campana che, però, all’epoca dei fatti, aveva risposto “Bacio grande capo”.