Roma
Mafia Capitale, ecco chi prendeva soldi e perché. Trema anche la Regione, perquisita casa Venafro
di Valentina Renzopaoli
Sinistra, destra e anche centro: ci sono esponenti di tutte le correnti politiche nella nuova tranche di arresti per Mafia Capitale, che questa volta colpisce il 'Mondo di sopra”, entrando nel cuore della politica e delle istituzioni romane. Alcuni di loro erano già stati indagati nella ondata dell'inchiesta.
L'ordinanza firmata dal gip Flavia Costantini ha portato in carcere il presidente dell'assemblea capitolina Mirko Coratti. L'esponente del Pd avrebbe facilitato l'aggiudicazione di gare indette da Ama a soggetti legati al gruppo di Buzzi, tra cui la gara per la raccolta del multimateriale. Avrebbe indirizzato la riconferma all'Ama di Giovanni Fiscon come direttore generale e avrebbe pilotato la nomina di un nuovo Direttore del V Dipartimento, in sostituzione di Gabriella Acerbi. Secondo il pool di magistrati Coratti avrebbe poi ricevuto da Buzzi “erogazioni continuative di denaro”, oltre a 10mila euro alla associazione Rigenera e all’assunzione presso la cooperativa 29 Giugno di persona da lui indicata. E inoltre avrebbe costruito consenso politico e istituzionale per riconoscere debiti fuori bilancio “il cui adempimento remunerava anche soggetti economici riconducibili a Buzzi”.
Comportamento contestato anche a Massimo Caprari, capogruppo e unico esponente di Centro Democratico. Secondo gli investigatori il consigliere avrebbe avuto da Buzzi la promessa di “premi” commisurati al valore dei lavori di volta in voltra assegnati alle impresi a lui riconducibili.
Tra i principali protagonisti c'è anche Daniele Ozzimo: nella sua qualità prima di consigliere capitolino e vicepresidente della Commissione Politiche Sociali e membro della Commissione Lavori Pubblici, Scuola e Sanità, poi dal 2013, anche nella sua qualità di assessore comunale, avrebbe presentato mozioni per facilitare la proroga delle convenzioni relative al verde pubblico per le cooperative riconducibili a Buzzi. Nel mirino dei magistrati anche i 20mila euro che il consigliere del Pd avrebbe ricevuto dal re delle coop 20mila euro, formalmente come contributo elettorale. Ozzimo, onoltre, in accordo con il collaboratore della segreteria Angelo Marinelli e il presidente della Legacoop Stefano Venditti, avrebbe “spinto” per il rinnovo dei servizi per l’emergenza alloggiativa a favore della Eriches, nonché per l’adozione della memoria di Giunta Capitolina del 26 febbrario 2014 con cui si fornivano indirizzi amministrativi intesi alla non interruzione dei servizi di emergenza alloggiativa del 2014”.
Altro esponente Pd con i ferri ai polsi è Pierpaolo Pedetti, consigliere comunale e presidente della Commissione Patrimonio in Campidoglio. Il politico avrebbe aiutato a costruire il consenso politico per consentire il rinnovo dei servizi per l’emergenza alloggiativa a favore della Eriches a valori sovradimensionati. Pedetti inoltre avrebbe chiesto a Buzzi un appartamento, intestato a una società a lui riconducibile, in cambio di appoggi politici per promuovere “deliberazioni intese a garantire consistenti sconti e legittimazioni all’acquisto alle Onlus, tra le quali rientravano le cooperative facenti capo a Buzzi, in sede di dismissione del patrimonio immobiliare del comune di Roma” si legge nell'ordinanza.
Trentamila euro è invece l'appannaggio ricevuto dall'ex presidente del X Municipio di Ostia, Andrea Tassone: il minisindaco, dimessosi a marzo, secondo l'ordinanza avrebbe agevolato l'affidamento diretto da parte dell'istituzione locale di lavori di somma urgenza, in particolare “sulla stabilità delle alberature stradali e conseguenti interventi di potatura e per i lavori per la pulizia delle spiagge, assegnati, rispettivamente il 26 maggio del 2014 e il 31 luglio dello stesso anno.
Agli arresti domiciliari è finito invece Giordano Tredicine, consigliere comunale e vice coordinatore di Forza Italia nel Lazio. Secondo l'ordinanza anche lui avrebbe ricevuto da Buzzi promesse e continue erogazioni di denaro.
Sul fronte della Regione Lazio, la gara per il centro di prenotazione Recup, più volte citata da Salvatore Buzzi, ha portato i carabinieri del Ros a perquisire l'abitazione di 'abitazione di Maurizio Venafro, ex capo di gabinetto di Nicola Zingaretti, indagato a piede libero per tentata turbativa d'asta in relazione a un appalto per l'acquisto del servizio Cup (centro unico di prenotazione). La stessa gara d'appalto fu revocata dal presidente della Regione Lazio quando le carte del bando erano finite nella maxi-inchiesta su Mafia Capitale. Venafro si era dimesso nei mesi scorsi dopo l'interrogatorio reso in procura.
LEGGI IL TESTO INTEGRALE DELL'ORDINANZA DI CUSTODIA CAUTELARE DEL GIP