Mafia Capitale, chiuso il terzo filone. Chiocci rischia il rinvio a giudizio
Il direttore de Il Tempo Gian Marco Chiocci era indagato per favoreggiamento
A due mesi dalla sentenza di primo grado del maxiprocesso a carico di 46 imputati, la Procura di Roma ha chiuso, con la notifica degli atti a 28 persone, un altro filone di 'Mafia Capitale' senza pero' contestare a nessuno il reato di associazione di stampo mafioso (il 416 bis del codice penale).
Tra i soggetti coinvolti figurano anche il direttore del quotidiano 'Il Tempo' Gian Marco Chiocci, a cui e' contestato un episodio di favoreggiamento.
Secondo la Procura, il giornalista avrebbe aiutato Massimo Carminati "a eludere le investigazioni dell'autorità giudiziaria che procedeva nei suoi confronti per i delitti di associazione a delinquere di stampo mafioso e di corruzione, comunicandogli, per il tramite di Salvatore Buzzi, di avere appreso in ambienti giudiziari della indagine a suo carico e di attività di intercettazione e di riprese video in corso".
Tra i 28 che rischiano il processo il 'ras' delle cooperative Salvatore Buzzi, l'ex militante di destra Massimo Carminati, l'ex componente del tavolo di coordinamento sugli immigrati del Viminale Luca Odevaine, l'uomo d'affari Gennaro Mokbel, gli ex dirigenti Ama spa Franco Panzironi e Giovanni Fiscon.
L'avviso di conclusione delle indagini e' stato notificato anche a Riccardo Brugia, Claudio Caldarelli, Nadia Cerrito, Claudio Ciccotti, Sandro Coltellacci, Giovanni De Carlo, Claudio Faustini, Agostino Gaglianone, Fabio Gaudenzi, Gianluca Gaudenzi, Martina Gaudenzi, Carlo Maria Guarany, Marco Iannilli, Angelo Ietto, Giuseppe Ietto, Gianluca Iovinella, Roberto Lacopo, Alessia Marini, Pierpaolo Pedetti, Silvio Pranio e Livia Schioppo.
Tra i reati ipotizzati dalla Procura, ci sono a vario titolo quelli di corruzione, estorsione, usura, turbativa d'asta, traffico di influenze illecite, trasferimento fraudolento di valori, bancarotta, finanziamento illecito.
Si tratta di ipotesi di reato residuali, stralciate dal filone principale. Il provvedimento di fine inchiesta porta la firma del Procuratore Giuseppe Pignatone, degli aggiunto Michele Prestipino e Paolo Ielo e dei pm Luca Tescaroli e Giuseppe Cascini.