Roma
Mafia Capitale, Coratti: “Mai presi soldi da Buzzi". Grida la sua innocenza
L'ex presidente del Consiglio comunale di Roma Coratti nega ogni accusa di corruzione
A Mafia Capitale è il giorno di Mirko Corattti. Nell'aula bunker di Rebibbia, viene ascoltato l'ex presidente dell'Assemblea capitolina, accusato di concorso in corruzione.
“Ho fatto parte delle istituzioni, credo nelle istituzioni e voi giudici rappresentate le istituzioni. Per questo oggi e' un giorno importante per me e io sono qui per gridare la mia innocenza davanti al questo tribunale. Io non ho mai messo al servizio di altri la mia funzione di presidente dell'assemblea capitolina. Non ho commesso condotte illecite e non ho fatto nulla di quello di cui mi accusano perché sono innocente", ha esordito, interrogato dai piemme.
C'e' una presunta promessa di 150mila euro; c'e' poi l'erogazione di una somma di altri 10mila a beneficio dell'associazione Rigenera e c'e', infine, l'assunzione presso la cooperativa '29 Giugno' (quella riconducibile a Salvatore Buzzi) di una persona da lui indicata. Sono queste le tre utilità che il gruppo economico vicino a Buzzi avrebbe garantito tra il 2013 e il 2014 a Mirko Coratti.
Davanti alla Corte Coratti ha ribadito "di aver agito sempre con correttezza". "Se ho sentito qualcuno del Pd? No, ormai sono molto lontano dalla politica, voglio andare avanti e seguire il mio processo perché ho fiducia nei giudici", ha aggiunto.
Sulle contestazioni, Coratti e' categorico: "Non ho avuto alcuna promessa di denaro, ne' ricevuto alcun centesimo da Buzzi. E il finanziamento a Rigenera e' stato regolarmente denunciato e iscritto in bilancio. Non ho mai saputo di un bonifico da parte della '29 Giugno'".
Coratti ha anche spiegato al tribunale di aver incontrato "sei o sette volte Buzzi. Per me lui non rappresentava la '29 Giugno' bensì la categoria".
Coratti ha anche negato di aver esercitato alcun tipo di pressione su Buzzi per l'assunzione di Ilenia Silvestri: "Ricordo che venne da me il patrigno, mi disse se riuscivo ad aiutarlo, trovando una sistemazione lavorativa per la figlia. Gli dissi di parlare con la mia segreteria, ma non sapevo che questa cortesia fu poi chiesta a Buzzi".