Roma
Mafia Capitale: è guerra tra avvocati e giornalisti. Camera Penale, nuova denuncia. Anche contro la Rai
Esplode la guerra di Mafia Capitale tra avvocati e giornalisti. Il prologo o la prima "scaramuccia" si era avuta il 10 ottobre scorso, giorno in cui il presidente della Camera Penale di Roma, l'avvocato Francesco Tagliaferri aveva pubblicato e un esposto contro 78 giornalisti, tra cui molti direttori di giornale, per la pubblicazione di brani di intercettazioni telefoniche, non ancora inserite nel fascicolo processuale. E la categoria aveva reagito.
Ora la controffensiva di Tagliaferri che anticipa ad affaritaliani.it un documento pesantissimo con il quale definisce le reazioni dei media "una campagna di sprezzanti insulti e vere e proprie calunnie che hanno travalicato i limiti della decenza". E preannuncia un'azione penali nei confronti di tutti coloro che attraverso dichiarazioni sulle agenzie, commenti sui social e interventi in trasmissioni televisive hanno costruito "Una volgare deformazione della verità è particolarmente evidente per ciò che concerne l’esposto per violazione dell'articolo 114 del codice di procedura penale". Scrive il presidente Tagliaferri: "La violenza, l’offensività e la gravità di tali espressioni sono pari all'intolleranza che le connotano, e spetterà alla magistratura stabilirne la liceità. Di fronte a questa campagna di pretestuosa e calunniosa disinformazione in atto, è però necessario puntualizzare che le iniziative della Camera Penale di Roma - come è sua tradizione ultra cinquantennale - sono state poste in essere a difesa della legalità processuale, dei diritti fondamentali delle persone imputate, e non ultimo della effettività e della dignità del diritto di difesa".
Non solo un preavviso di querela ma anche un'offensiva contro la Rai: "Alcune delle gravissime espressioni sono state utilizzate anche nel corso di un approfondimento giornalistico del TG2, senza la presenza o l’interlocuzione, neppure successiva, dei rappresentanti della Camera Penale, e sopratutto senza che il conduttore ed il giornalista della redazione presenti prendessero le distanze ma anzi con la loro ostentata condivisione. Una maniera di informare unilaterale e sbilanciata, che trasforma il servizio pubblico in un palcoscenico, dal quale lanciare invettive generalizzate ed infamanti nei confronti di una associazione e di una intera “categoria professionale”. Un episodio di cattiva informazione, sul quale la Commissione di Vigilanza della RAI ha il dovere di intervenire, se non altro per garantire il diritto di replica e la completezza della informazione".