Roma

Mafia Capitale, il “fango su Roma”. Il senatore Giro accusa la Procura

E sui 20 anni di carcere chiesti per Luca Gramazio: “Trattato come Luca Varani, ho paura”

Mafia Capitale, unica voce fuori dal coro è quella di Francesco Giro, senatore di Forza Italia, da sempre abituato ad andare controcorrente, che giudica le richieste dei piemme di 600 anni di carcere come una gigantesca operazione per infangare Roma.

Giro, da sempre critico nei confronti della Procura di Roma, usa parole pesantissime: “Sono esterrefatto e un po' giù, lo confesso. Mai avrei immaginato che Roma fosse trattata come un covo di criminali mafiosi. Richieste per quasi 600 anni di carcere complessivi, manco i maxi processi per mafia camorra e 'ndrangheta arrivano a tanto. Giornali e tg che per mesi avevano dimenticato il maxi processo vuoto di notizie saranno alluvionati di notizie e Roma ne uscirà a pezzi. La mia città la nostra capitale verrà sommersa (lo è già su internet) di fango in ogni angolo del mondo. Diranno che siamo la capitale della mafia. Un danno di immagine colossale sono triste. Questa non è giustizia. Ho paura di questa giustizia”.

Il caso Luca Gramazio
Ma l'ira del senatore forzista non si ferma alla somma stratosferica degli anni di carcere chiesti dall'accusa, e affronta la vicenda surreale di Luca Gramazio al quale sono stati negati gli arresti domiciliari e che ora si trova con un macigno che pesa sulla sua vita. Scrive Giro: “La richiesta della Procura di Roma di condannare Luca Gramazio ad una pena di quasi 20 anni di carcere si commenta da sola. Gramazio viene trattato come il più famoso stalker d'Italia Luca Varani che cosparse di acido la faccia di Lucia Annibali condannato a 20 anni di carcere. E viene trattato molto peggio dei due complici albanesi di Varani condannati a 14 e 12 anni. L'unico effetto di questa richiesta sarà quello di tornare a riempire giornali e tg di mafia capitale sparita da mesi dai radar mediatici. Non aggiungiamo altro e siamo certi che il collegio giudicante respingerà questa assurdità”. Poi quasi a stemperare i toni conclude: “Siamo ottimisti”.

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