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Roma
Mafia Capitale: “La mafia s'è sciolta nell'istruttoria”. Ora tocca a Carminati

di Valentina Renzopaoli

 

Mafia Capitale alle battute finali, entro un paio di mesi si andrà a sentenza. L'esame di Salvatore Buzzi e Massimo Carminati come “dulcis in fundo” dopo quello degli altri 45 imputati. L'ex re delle coop, che aveva promesso di vuotare il sacco e fare tutti i nomi, ha mantenuto l'impegno ripercorrendo dettagliatamente, carte personali e intercettazioni alla mano, tutte le vicende che lo hanno visto coinvolto, disegnando un quadro tristissimo di gigantesca corruttela.

Il suo legale, l'avvocato Alessandro Diddi, ha scelto affaritaliani.it per fare un primo bilancio.

Avvocato Diddi, siamo ad un passo dalla conclusione dell'esame di Salvatore Buzzi e nel giro di un paio di mesi, il processo Mafia Capitale andrà a sentenza. Qual è il suo bilancio? È soddisfatto di come si è sviluppato il dibattimento?
“Siamo molto soddisfatti dell'intero processo: a nostro giudizio, l'istruttoria ha demolito l'impostazione dell'accusa che aveva ipotizzato l'associazione a delinquere di stampo mafioso. E questo era il nostro unico obiettivo. Secondo l'accusa Salvatore Buzzi avrebbe inserito in azienda personaggi come Massimo Carminati per sfruttare la loro asserita caratura militare per conseguire vantaggi illeciti. Gli oltre 150 testimoni che abbiamo chiamato in aula hanno fatto emergere due dati principali. Il primo: Massimo Carminati non ha portato alle cooperative di Buzzi nessun vantaggio economico, se si eccettua l'appalto dell'Ente Eur che non è certamente pervenuto alle cooperative per effetto di comportamenti intimidatori da parte di Carminati. E voi sapete che la mafia sussiste in presenza di comportamenti minacciosi e intimidatori che incidono sulla libertà di autodeterminazione delle persone. L'appalto dell'Ente Eur è stato procurato da Roberto Mancini, persona che non aveva nessuna ragione di essere intimidito visto che era in ottimi rapporti con Carminati”.

Passiamo al secondo dato...
“Il secondo dato emerso in maniera nitida è l'immensa corruttela che ha caratterizzato la gestione della pubblica amministrazione del Comune e della Regione, passando anche per fenomeni gestiti a livello nazionale. Parliamo delle numerose gare indette dal Comune di Roma e in particolare dalla gara Cup, il Centro Unico di Prenotazione della Regione Lazio, dove si è potuto dimostrare l'esistenza delle più sofisticate turbative d'asta organizzate al di fuori di qualsiasi contributo di Buzzi, nonché di numerose vicende legate all'immigrazione, nelle quali è emerso evidente il ruolo di Luca Odevaine. Tutto questo porta ad una tristissima verità: ovvero che nonostante le varie Mani Pulite chi fa imprese è costretto a fare i conti con la corruzione”.

Avvocato, dalle sue parole Buzzi sembrerebbe una vittima e non il carnefice...
“Si, è esattamente così, ed è sancito da documenti inoppugnabili. Quello che è emerso nel corso dell'istruttoria è la iniziale reticenza di Salvatore Buzzi ad accettare la logica della corruzione. Io stesso sono testimone, nonché destinatario, di lettere riservate che la difesa ha prodotto, che risalgono al periodo 2009/2010 con le quali Buzzi mi informava dei soprusi che subiva dalla pubblica amministrazione e dei timori di denunciare quanto in quel momento stava subendo, perché consapevole che sarebbe stato esautorato dal sistema”.

Nicola Zingaretti ha promesso di ri-querelare Buzzi, e con lui altri personaggi hanno annunciato azioni legali, dopo le ultime dichiarazioni. Non immaginavate di innescare queste reazioni?
“Stiamo predisponendo due denunce di calunnia nei confronti del Governatore Zingaretti e del presidente del Consiglio Regionale Leodori. Non possiamo accettare che Zingaretti dica che le dichiarazioni fatte da Buzzi durante l'esame sono false perché quello che è stato dichiarato è confermato da intercettazioni telefoniche e a da documenti inoppugnabili. Tra l'altro Zingaretti è caduto in un autogol clamoroso”.

Si spieghi meglio
“Zingaretti ha dichiarato che Buzzi dice il falso quando sostiene che la gara Cup pubblicata nel maggio 2014 era stata promossa senza molta evidenza e in modo quasi nascosto. Innanzitutto ci sono intercettazioni dell'epoca in cui i protagonisti segnalano questa anomalia; in secondo luogo, questa difesa ha depositato l'elenco dei giornali su cui la gara all'epoca era stata pubblicata: ebbene oltre al Messaggero, tutti gli altri sono pressoché sconosciuti. Durante l'interrogatorio ho chiesto al presidente della Regione Lazio se conoscesse le altre testate, tra cui Il Corriere Laziale, il Giornale del Sud e La Notizia e lui stesso è rimasto basito, dicendo di non conoscerle. Se Zingaretti sia stato o no parte attiva nella turbativa d'asta per la gara Cup, non lo sappiamo ed è compito della magistratura verificarlo. Ma non è questo il nostro obiettivo: certo ci sono fatti che, a mio giudizio, dovranno essere rivalutati”.

Ad esempio quali?
“Ad esempio, Buzzi ha spiegato, il ruolo che ha svolto Peppe Cionci nella vicenda e con grande onestà, anche perché non avrebbe potuto fare diversamente, Zingaretti ha riconosciuto il rapporto con Cionci. Il suo ruolo è peraltro riscontrato nelle intercettazioni”.

Senta avvocato, ma molte delle dichiarazioni fatte da Buzzi nel suo esame si riferiscono a fatti relativi a personaggi la cui posizione nel frattempo è stata archiviata...
“Nella richiesta di archiviazione delle 113 posizioni archiviate a febbraio, c'è scritto che Buzzi non è stato ritenuto credibile dalla Procura di Roma. Nel luglio 2015, dopo diversi interrogatori nell'ambito delle indagini preliminari e mentre ne stavamo programmando altri, la Procura ha deciso di mettere fine all'indagine e di concludere gli interrogatori. Se si fosse riposta maggiore fiducia nei confronti delle parole di Buzzi, forse l'inchiesta avrebbe potuto portare ad altri sviluppi”.

Lei sta dicendo che se la Procura avesse proseguito l'inchiesta quelle 113 posizioni non sarebbero state archiviate?
“E' possibile. Ritengo che alla luce dell'esame dettagliato e documentato di Buzzi, che ha ripercorso in maniera storiografica le vicende che Buzzi ha subito e che sono confermate e riportare dalla intercettazioni ambientali e telefoniche, che ci siano delle posizioni che dovranno essere riviste. In particolare quella che riguarda la gara Cup, la vera novità su cui si potrebbero aprire nuovi scenari”.

Tecnicamente sarebbe ancora possibile?
“Si certo, l'archiviazione non è mai definitiva e le indagini possono essere riaperte. Il ne bis idem non vale poiché l'archiviazione è un provvedimento sempre revocabile a differenza delle sentenze emesse all'esito del dibattimento”.

 

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