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Roma
Mafia Capitale, la Procura non si arrende. “Carminati e Buzzi sono mafiosi”

Mafia Capitale, la Procura di Roma impugnano la sentenza di primo grado e ricorre in Appello, convinta che esistano i termini per contestate il 416 bis e l'aggravante mafiosa.


Così come annunciato, la Procura ha depositato presso la cancelleria della decima sezione del tribunale l'atto di appello della sentenza del processo 'Mafia Capitale' con la quale il 20 luglio scorso non e' stato riconosciuto l'articolo 416 bis (associazione di stampo mafioso) contestato a una ventina di imputati, tra cui l'ex Nar Massimo Carminati e il 'ras' delle cooperative Salvatore Buzzi, ed e' stata esclusa l'aggravante del metodo mafioso (articolo 7 della legge 152/1991).
Il Procuratore Giuseppe Pignatone, gli aggiunti Paolo Ielo, Giuseppe Cascini, Michele Prestipino e il pm Luca Tescaroli, nell'impugnare quella sentenza, hanno insistito perché vengano riconosciuti l'articolo 416 bis e l'aggravante del metodo mafioso.
Altro aspetto della sentenza di primo grado che la Procura intende eccepire e' quello legato all'esistenza di una sola associazione per delinquere, e non di due diverse semplici (una composta da Carminati, Brugia, Calvio e Lacopo, e l'altra dai primi due piu' Buzzi e i suoi piu' stretti collaboratori), come ravvisato invece dal collegio presieduto da Rosanna Ianniello.

Degli originari 46 imputati l'appello scritto dalla Procura di Roma coinvolge solo 28 posizioni processuali di cui 19, in origine, che rispondevano del reato di associazione per delinquere di stampo mafioso: nell'elenco figuravano i nomi di Massimo Carminati, Riccardo Brugia, Fabrizio Franco Testa, Salvatore Buzzi, Cristiano Guarnera, Giuseppe Ietto, Agostino Gaglianone, Franco Panzironi, Carlo Pucci, Roberto Lacopo, Matteo Calvio, Nadia Cerrito, Claudio Caldarelli, Carlo Maria Guarany, Alessandra Garrone, Paolo Di Ninno, Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero. Completava la lista Luca Gramazio, l'unico esponente politico del gruppo. Nel giudizio di secondo grado che potrebbe avere inizio gia' in primavera, nell'aula bunker di Rebibbia, dove sono depositati milioni di carte del processo, i pm di piazzale Clodio puntano non gia' a una rinnovazione dell'istruttoria dibattimentale piuttosto a una diversa lettura giuridica dei fatti, dati ormai per accertati, con il riconoscimento del 416 bis e dell'aggravante del metodo mafioso, a supporto dei vari episodi di corruzione che hanno spinto il tribunale a emettere delle condanne pesantissime: tra queste, i 20 anni inflitti a Carminati, i 19 anni a Buzzi, 1 13 anni e mezzo a Garrone (la compagna dell'ex presidente della cooperativa '29 giugno'), i 12 anni a Testa e gli 11 anni a Brugia e Gramazio.

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