Roma

Mafia Capitale, Orlandi, Cucchi, Sordi e Cerroni. C'era una volta il Porto delle nebbie

di Valentina Renzopaoli


Mafia Capitale
C'era una volta il "Porto delle nebbie", quella Procura di Roma dove tutto si perdeva, ora la storia è cambiata: il 2015 rimarrà negli annali come l'anno del terremoto di Mafia Capitale: uno tzunami partito il 30 novembre 2014 con la prima ondata di arresti, che nel corso dei mesi ha scardinato un intero sistema politico e amministrativo, lasciando morti e macerie. Ventinove persone in manette, circa cento gli indagati, tra cui l'ex sindaco Gianni Alemanno. In cima alla lista i due personaggi chiave, l'ex Nar Massimo Carminati e il re delle coop Salvatore Buzzi.
I reati contestati vanno dall'associazione a delinquere di stampo mafioso all'estorsione, dall'usura al riciclaggio, alla turbativa d’asta, alle false fatturazioni. I settori su cui avrebbero lucrato sono quello del verde pubblico, degli immigrati, dell’emergenza abitativa e dei campi nomadi.
Il secondo atto dell'inchiesta guidata dai tre pm Luca Tescaroli, Paolo Ielo e Giuseppe Cascini, porta la data del 4 giugno: altre 44 persone vengono arrestate. E questa volta nella lista ci sono nomi illustri della vita politica romana, tra cui l'ex presidente del Consiglio Comunale di Roma Mirko Coratti del Pd, l'ex assessore alla Casa del Campidoglio Daniele Ozzimo e l'ex consigliere regionale di Forza Italia Luca Gramazio. Il processo inizia il 5 novembre: alla sbarra, raggiunte dal giudizio immediato, alla fine finiscono 46 persone: la prima udienza fiume in una affollatissima aula Vittorio Occorsio a piazzale Clodio, per poi proseguire nell'aula bunker di Rebibbia, tra le polemiche delle difese. I primi verdetti arrivano il 3 novembre: quattro condanne per Emilio Gammuto, Emanuela Salvatori, Raffaele Bracci e Fabio Gaudenzi che hanno chiesto e ottenuto il giudizio abbreviato.
Nel frattempo il 18 dicembre viene rinviato a giudizio anche l'ex sindaco Alemanno: per lui l'aula giudiziaria si aprirà il 23 marzo.

Processo Cerroni
Ha compiuto un'anno e mezzo quello che, al suo debutto, era stato definito il maxiprocesso sui rifiuti e che con il passare dei mesi si trasforma, udienza dopo udienza, in un “processino”. Alla sbarra l'ormai ex Re dei rifiuti Manlio Cerroni, insieme ad altri sei imputati, accusati di associazione a delinquere. Dopo diciotto mesi e trentatré tappe in aula le accuse sembrano traballare, insieme alle testimonianze di coloro che venivano considerati i testi chiave: tra tutti il grande accusatore Fabio Altissimi, titolare della Rida Ambiente e l'ex dirigente dell'Area rifiuti della Regione Lazio. E molti capi di accusa rischiano di cadere in prescrizione nel corso dell'anno che viene.

Inchiesta Emanuela Orlandi
Il 20 ottobre 2015 rimarrà nella storia giudiziaria per la decisione del gip Giovanni Giorgianni di mettere la parola fine a un giallo lungo trentadue anni: il procedimento legato al sequestro di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori si chiude definitivamente. L'ultimo filone d'indagine si era aperto nel 2008 con la chiamata in causa di alcuni esponenti della Banda della Magliana. “Mancanza di un sufficiente grado di precisione, coerenza e concordanza” tale da richiedere il rinvio a giudizio degli indagati: queste le parole con cui il giudice firma il provvedimento. Si chiude così anche la fosca vicenda del supertestimone Marco Fassoni Accetti, il fotografo romano che si era autoaccusato del duplice rapimento sostenendo di aver fatto parte di una fazione ecclesiastica contraria alla politica di Papa Wojtyla.

Processo Sordi
Nella stessa giornata, il 20 ottobre, vengono al pettine anche i nodi della tragicommedia legata all'eredità dell'Albertone nazionale, scomparso e febbraio 2003. Il 20 ottobre il gup ha infatti accolto le richieste del pm Eugenio Albamonte di rinviare a giudizio i dieci imputati coinvolti nel presunto raggiro da 2,5 milioni di euro. Secondo l'accusa avrebbero tentato di mettere le mani sull'eredità dell'attore approfittando delle condizioni di salute della sorella Aurelia, morta il 12 ottobre dello scorso anno a 96 anni. La data d'inizio del processo è stata fissata per il 17 gennaio: tra i principali accusati l'autista Arturo Artadi, da sempre considerato una sorta di figlioccio di Sordi. Nemmeno il Marchese del Grillo avrebbe mai potuto immaginare tale beffa post mortem.

Processo Cucchi
L'ultimo scorcio dell'anno ribalta le sorti di uno dei casi più scottanti degli ultimi anni: il 15 dicembre la Cassazione, accogliendo le richieste del procuratore generale Nello Rossi, annulla l'assoluzione dei cinque medici accusati di omicidio colposo per la morte di Stefano Cucchi, arrestato il 15 ottobre 2009 e deceduto dopo una settimana dopo all’ospedale Pertini. E dispone un processo bis riaprendo le speranze della famiglia Cucchi, guidata dalla battagliera sorella Ilaria che parla di “un nuovo inizio”. Contestualmente la sentenza assolve definitivamente i poliziotti penitenziari e gli infermieri coinvolti nella vicenda. In primo grado la III Corte d'Assise di Roma stabilì che Cucchi non fu malmenato in cella, come ipotizzato dalla procura, ma morì in ospedale per malnutrizione e trascuratezza dei medici. Poi la Corte d'Assise, il 31 ottobre 2014 scrisse un'altra verità, assolvendo tutti gli imputati perché il fatto non sussiste. Il 2016 aprirà un nuovo capitolo.