Roma
Mafia Capitale, rispunta la gara Cup. Storace accusa: "Materiale per Pignatone"
E' costata la poltrona al capo di Gabinetto di Zingaretti, l'iscrizione nel registro degli indagati, ottime possibilità di rinvio a giudizio e l'olezzo di Mafia Capitale sulla Regione Lazio. E' la gara per il centro di prenotazione unica, subito sospesa ma che ritorna a galla sotto forma di nuova gara.
A sostenerlo è il vicepresidente de Consiglio, Francesco Storace che, in un'editoriale su Il Giornale d'Italia spiega quelle che definisce "anomalie curiose, materiale per Pignatone".
Scrive il leader de La Destra: "Guarda chi si vede. L'avevano nascosta nei meandri delle gazzette ufficiali, non se ne aveva notizia. Ma - senza neppure il preavviso dei consueti comunicati stampa inondanti le redazioni di mezzo mondo - è spuntata improvvisamente qualche giorno fa, il 26 giugno, la mitica gara bis per il Cup del Lazio, dopo che la prima era stata sequestrata a causa degli appetiti famelici di mafia capitale.
Stranamente, Zingaretti e compagnia non hanno pubblicizzato il nuovo bando. E per un consumatore abituale di notizie su se stesso la cosa è abbastanza inusuale, diciamo. Poi, leggendo leggendo tra una riga e l'altra, si viene a capire che è meglio non far circolare troppo la notizia in giro. Anche perché se il nuovo bando va tra le mani di Pignatone si ha il dubbio che quello vecchio merita un ulteriore approfondimento, una sorta di inchiesta bis. Che porterebbe dritta dritta nel palazzo della regione a via Cristoforo Colombo.
In queste ore stiamo sfogliando pagina dopo pagina tutta la nuova documentazione ed entro domani ci presenteremo all'ufficio che raccoglie le interrogazioni alla Pisana per depositarne una con richiesta di risposta immediata, nella prossima seduta di consiglio. Suggerirei a Zingaretti di presentarsi personalmente, senza delegare assessori a leggerci numeri di protocollo in aula.
Magari ci spiega, il governatore, quali differenze trova tra la prima e la seconda gara; e se nel caso sono quelle suggerite dell'autorità anticorruzione. A proposito, vi siete scritti corrispondenza con Cantone il 23 febbraio, il 25 febbraio e infine l'8 aprile. Siccome le prime modifiche che vediamo noi sono sostanziali, cominciate a rendere pubbliche le note che vi siete scambiati con l'Anac.
Poi, chiarite bene il ruolo di Elisabetta Longo, direttore della centrale acquisti della regione Lazio, indagata con Giovanna Agostinelli, sua sottoposta, per false dichiarazioni al pm e favoreggiamento nell'ambito dell'inchiesta sulla prima gara Cup a cui teneva tanto Salvatore Buzzi e che è costata il posto a Maurizio Venafro, ex capo di gabinetto di Zingaretti. La Longo firmò la determina che fissava a 61 milioni a base d'asta la gara di allora, per i servizi da erogare a 15 aziende sanitarie del Lazio. Ora, anche grazie a quello che denunciammo noi nella nostra interrogazione di ottobre 2014, entrano pure le Asl di Viterbo e Roma G. Aumentano i servizi, ora per 17 aziende e non più 15, ma magicamente diminuisce il costo dell'appalto: 58 milioni. La determina che fissa la nuova cifra non è firmata dal mago Silvan, ma - ahimè - dalla stessa Longo, quella che dovrebbe per mestiere evitare sprechi.
Altre prime anomalie riguardano la diminuzione del fatturato che bisogna dimostrare per partecipare alla gara; e curiosità desta il dettaglio dei criteri che incidono sulla qualità della prestazione offerta, che balzano miracolosamente da 16 a 42. Presidente, si faccia spiegare bene dalla Longo che ha combinato prima delle "dritte" di Cantone. Sbagliava prima o sbaglia adesso? E poi le chieda anche quanto è opportuno autonominarsi responsabile unico del procedimento di gara; nella prima lo fece la dottoressa Agostinelli, mentre la Longo si conferì la medaglia di presidente della commissione aggiudicatrice. Ora invertiranno i ruoli tra indagate di corte?
Poi c'è altro, a partire dal personale. Ma ve lo scriviamo nell'interrogazione di domani e ve lo diciamo nella prossima seduta di consiglio regionale. A piazzale Clodio non hanno fretta".