Mafia Capitale: Roma trema, la difesa degli "eccellenti" affila le armi
D'Ausilio e Vincenzi (Pd) rischiano il rinvio a giudizio. La chiusura indagini per Salvatore Buzzi, Luca Odevaine e Eugenio Patanè
di Valentina Renzopaoli
Mafia Capitale oggi torna in aula: dopo 50 giorni di ferie, il processo che ha sconvolto gli equilibri politici di Roma, riprende la sua maratona giudiziaria.
Lo scorso 21 luglio si era celebrata l'ultima udienza, lunedì 12 settembre suona la campanella e il passaggio dell'estate segna un giro di boa. D'ora in avanti sul banco dei testimoni saliranno solo i testi citati dalla difesa degli imputati. Si parte con i teste di Tiziano Zuccolo, vicepresidente della Domus Caritatis, poi il 13 quelli di Roberto Matteo Calvio, il “picchiatore” di Carminati; a partire da mercoledì tornano a sfilare i testimoni citati da Salvatore Buzzi, tra i quali compaiono il presidente dell'Anac Raffaele Cantone (atteso per il giovedì 15), l'ex assessore comunale Estella Marino e il presidente del consiglio regionale Daniele Leodori.
I testimoni dell'accusa sono già stati sentiti tutti: in sostanza il pool di magistrati, Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli, si sono già giocati quasi tutte le carte. La fase dibattimentale ha visto sfilare numerosi ufficiali e sottufficiali del Ros dei carabinieri che hanno condotto l’indagine sul campo. Alle loro dichiarazioni davanti al Tribunale, presieduto da Rosanna Ianniello, è stato affidato il compito di dimostrare l'esistenza di un'organizzazione criminale di tipo mafioso capace di gestire affari e malaffari e di influenzare e manovrare scelte politiche e istituzionali. Alle loro deposizioni, sollecitate dalle domande di pm, è affidata l'intera tesa accusatoria che si basa perlopiù sulla montagna di intercettazioni telefoniche e ambientali raccolte nel gigantesco fascicolo.
L'unico pentito di tutto il processo, lo skipper della droga Roberto Grilli, ex neofascista ai tempi della scuola come Massimo Carminati, che avrebbe dovuto spiegare i suoi rapporti con l'ex Nar e i traffici illeciti, ha ritrattato. Citato come testimone, dopo aver cambiato avvocato, ha cambiato la sua versione e non ha detto una parola sulle vicende riportate ai magistrati, che avevano consentito di avviare l'inchiesta. Qualche giorno prima della sua deposizione Grilli aveva confessato ad un carabiniere, senza sapere di essere registrato, di aver paura. “Se parlo là sono un uomo morto”, aveva detto. Ora queste parole finiranno comunque nel dibattimento, per decisione della stessa giudice Ianniello.
All'inizio dell'estate, il 1 luglio, la Procura di Roma aveva notificato un avviso di conclusioni indagini per altre 28 persone, aprendo un terzo troncone di Mafia Capitale. Tra i soggetti raggiunti dal provvedimento e che rischiano un rinvio a giudizio molti già figurano come imputati nel maxiprocesso. Mentre tra i nomi nuovi ci sono finiti quelli dell'ex capogruppo del Pd in Consiglio Comunale, Francesco D'Ausilio e dell'ex capogruppo al consiglio regionale del Lazio, sempre del Pd, Marco Vincenzi.
I fatti risalgono al periodo compreso tra il 2011 e fine 2014: contestati i reati di corruzione, turbativa d'asta, rivelazione di segreto d'ufficio e finanziamento illecito ai partiti. La chiusura indagini riguarda anche Salvatore Buzzi, Luca Odevaine, ex componente del tavolo sull'immigrazione e Eugenio Patanè, ex consigliere alla Regione Lazio nella fila del Pd.