Roma
Mafia Capitale, Sabella "smonta" la Raggi: “M5S più legali? No, immobili”
E l'ex assessore della giunta Marino frena: "Nessuna sentenza storica"
Mafia Capitale, altro che sentenza storica e ritorno alla legalità con l'M5S. Il magistrato Alfonso Sabella, ex assessore della giunta Marino, frena gli entusiasmi e “smonta” anche il sindaco Raggi: “Politica più legale? No, immobile”.
Processo Mondo Mezzo "storico" solo per avvocati, magistrati e operatori del diritto, meno per i cittadini. Sabella gli entustiasmi per la sentenza della terza Corte d'Appello, che ha risconosciuto per Buzzi, Carminati & Co. l'associazione mafiosa, identificando il vero momento di rottura nel dicembre 2014, quando furono eseguiti i primi arresti: "In quel momento Roma si è svegliata e ha dovuto prendere atto del fatto che l’amministrazione e le istituzioni della capitale fossero piegate ad un sodalizio criminale - ha dichiarato Sabella - che poi questo venga definito mafioso o meno sul piano giuridico è un dettaglio praticamente insignificante. Questo sodalizio controllava gran parte degli appalti pubblici, piegava ad interessi privati quelli che dovevano essere interessi pubblici dove venivano buttati gran parte dei soldi dei cittadini. La cosa storica di tutta questa vicenda è il fatto che Roma debba confrontarsi con questa realtà, una realtà che secondo me è stata 'seppellita', spedita all’oblio dalle indagini che in maniera tempestiva e molto efficace la Procura di Roma e le forze di polizia hanno compiuto. Per quanto riguarda l’aspetto tecnico, aspetteremo la Cassazione per vedere come si orienterà, ma questo è un discorso per gli addetti ai lavori e per gli imputati”.
Una situazione ben nota da tempo, inalterata, contrariamente a quanto sostenuto dallo stesso sindaco, durante l'Amministrazione Raggi. A chi gli chiede se sotto il governo M5S ci sia maggiore legalità, Sabella, attraverso i microfoni di Radio Cusano Campus, risponde infatti così: “Assolutamente no. Purtroppo se la legalità viene intesa nel senso di non fare le cose per non fare niente di illegale, da cittadino romano non posso essere d’accordo. Quello che è noto è una sostanziale paralisi amministrativa, determinata dal fatto che a Roma c’è una classe burocratico-amministrativa che normalmente, fatte salvo alcune pregevoli eccezioni, è incapace di assolvere ai suoi compiti rispettando la legalità ma anche l’onore, per fare in modo che le gare si facciano e i provvedimenti si adottino. Invece mi pare che, proprio per evitare di incappare in possibili rischi, ci sia una classe burocratica probabilmente più onesta di quella che c’era nel dicembre 2014, ma che è sostanzialmente incapace di dare risposte alla città. Questo è il problema fondamentale su cui bisogna lavorare. Se il fine è rispettare la legalità mi pare che siamo molto lontani da quello che si può definire una buona amministrazione, la buona amministrazione è quella che rispettando la legalità le cose le fa”.
Altro che vittoria quindi, dall'aula bunker di Rebibbia secondo l'ex assessore della giunta Marino, con delega al Municipio X sciolto per mafia, sarebbe una "sentenza che fa paura" poiché "certifica che l’associazione può essere mafiosa anche quando non abbia quel rigido controllo del territorio, che del resto non è nemmeno previsto dall’art. 416bis, che di solito caratterizza le grandi organizzazioni del sud". "Ricordiamoci però che la Corte d’Appello ha escluso l’aggravante prevista dell’associazione armata - spiega Sabella - Questo probabilmente ha determinato gli sconti di pena”.