Roma

"Magistrati bambini": il Dl ter apre il concorso ai neolaureati: in servizio

Il giurista Enrico Napoletano: “Per partecipare al concorso basterà la laurea; beffato chi sta facendo già il tirocinio”

Servono magistrati per colmare il vuoto della Giustizia e poiché il Pnrr impone la svolta, il disegno di legge aiuti Ter, vara la grande infornata: basterà essere laureati per accedere al concorso per magistrati, senza più frequentare il triennio obbligatorio post-laurea.

Ma se da una parte lo Stato garantisce l'accesso dall'altro chi ci rimette “è la qualità dei magistrati che andranno ad esercitare la Giustizia. Col rischio che le nostre vite saranno appese all'inesperienza”.

La denuncia arriva dall'avvocato e professore romano Enrico Napoletano che sul suo profilo Linkedin si scaglia contro questa riforma. Scrive Napoletano: “È notizia di pochi giorni fa che per partecipare al concorso in Magistratura basterà aver conseguito una laurea magistrale in giurisprudenza, con buona pace di tutti coloro che stanno concludendo di frequentare le Scuole di Specializzazione per le Professioni Legali (SSPL) con indirizzo proprio per la preparazione del concorso. In tal modo, al prossimo concorso, si creerà un’evidente disparità di trattamento tra il giovanissimo neolaureato in giurisprudenza con – per citare Platone – le sue innate conoscenze giurisprudenziali su tematiche attuali e iperspecialistiche e chi, invece, ha investito gli ultimi anni della propria vita post laurea comprando libri su libri, studiando ogni sentenza possibile e rinvenibile sulle principali fonti aperte giuridiche, trascorrendo ore e ore a studiare chiuso in un “isolamento forzato e volontario” nella stanzetta di casa dei propri genitori vedendo inesorabilmente trascorrere il computo degli anni innanzi a sé e, frequentando, non solo le Scuole di specializzazione ma anche uno degli innumerevoli corsi organizzati sull’analisi delle recentissime pronunce giurisprudenziali”.

Cosa non funziona nel concorso per magistrati

Per il giurista, “Il problema del sistema concorsuale non è il numero esiguo dei vincitori sul totale dei partecipanti ma è più strutturale e va analizzato a “monte” e a “valle”: a monte, i dati ci restituiscono un’allarmante verità, e cioè che i giovani partecipanti, nonostante tutti gli sforzi conseguiti nel frequentare corsi e studiare l’impossibile, evidentemente sono carenti di un “metodo di logica giuridica”: chiarezza espositiva, sintesi argomentativa e logicità giuridica nell’esposizione della soluzione alla questione giuridica in commento. A valle, vi è una classe esaminatrice che deve essere maggiormente sostenuta dal Ministero nel dedicarsi unicamente all’analisi e alla correzione degli elaborati secondo criteri valutativi più chiari, trasparenti e precisi oltre che in tempi certamente più ragionevoli”.

prov avv  nerico napoletano
 

Poi l'affondo: “Il problema del sistema concorsuale della magistratura va guardato a valle e a monte, attraverso la necessità di formare dei giovani qualità che effettivamente conoscono il diritto ed è evidente che se oggi le statistiche del concorso in magistratura ci dicono che pochi giovani passano il concorso, questo significa che il sistema delle scuole delle professioni legali è un sistema che non funziona e va rifondato. Tre anni sono troppi, bisogna ridurre il numero degli anni e farli lavorare molto di più da un punto di vista anche tecnico e pratico, perché i giovani non hanno la benché minima idea di come funzioni il mondo delle professioni legali e potrebbe essere utile affiancarli negli uffici direzionali della magistratura, affinché abbiano una competenza teorica e una competenza pratica”.

Il Pnrr e la semplificazione con l'informatica e i concorsi drogati

Conclude Napoletano: “Questi sono i problemi reali che affliggono il concorso in Magistratura che, di certo, non verrebbero risolti aumentando statisticamente le percentuali dei vincitori aumentando il numero dei partecipanti al concorso a scapito, all’evidenza, dei necessari standard di qualità che un concorso elitario come questo deve garantire. Siamo in presenza, dunque, di una riforma che intende “drogare” il sistema concorsuale iniettando maggiori partecipanti sperando in un numero maggiore di vincitori a scapito dei prevedibili “effetti collaterali” futuri nel creare una classe giudiziaria scarsamente preparata”.

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