Roma

Malagrotta: il bluff del capping da 250 mln, Manlio Cerroni: “Soldi inutili”

Il “demone dei rifiuti” sfida la Commissione Ecomafie e Vignaroli. La sua verità sulla chiusura di Malagrotta ferma perché mai pagata

Ben 250 milioni di euro per mettere il cappello alla discarica di Malagrotta? Il grande bluff, l'ennesimo, è servito, perché dietro gli entusiasmi del presidente della Commissione ecomafie, Stefano Viagnaroli, del Comune di Roma e della Regione Lazio, c'è un'altra verità e la racconta Manlio Cerroni.

Classe 1926 (lo scorso autunno ha compiuto 96 anni) il vecchio “demone della monnezza romana spedisce urbi ert orbi una nota con la quale ripercorre tutte le tappe del “capping” della discarica più grande d'Europa e conclude che la chiusura della discarica con un programma già fatto, si sarebbe potuta fare, “senza alcun contributo pubblico ma con il solo rispetto dei patti contrattuali intercorsi tra E.Giovi e Colari da un lato e AMA SpA e Amministrazione Comunale dall’altro fino a quando, il 27 luglio 2018 (quasi 4 anni fa) è intervenuto inopinatamente il sequestro giudiziario che ci ha estromesso dalla gestione degli impianti trasferendo ogni potere decisionale nelle mani di un Amministratore Giudiziario ed esautorando completamente la proprietà e il management”.

La letteratura su Malagrotta

Uno per uno Cerroni smonta la nuova letteratura su Malagrotta. Intanto non c'è alcuna procedura di infrazione in itinere, bensì un “pilot”, un precontenzioso comunitario che non è altro che l'apertura di un fascicolo tecnico di valutazione “giuridica” su quanto fatto.

manlio cerroni 01
 

Poi, che sul “capping per la chiusura finale della discarica di Malagrotta esiste già da anni un articolato Progetto approvato dall’Amministrazione che prevedeva la chiusura progressiva dei vari lotti costituenti la discarica. Per Malagrotta è stato presentato infatti fin dal 2007 un primo progetto di riqualificazione e rispristino ambientale per trasformare l’area della discarica in un Parco Naturale con oltre 340 mila piante messa a dimora in grado di assorbire ogni anno circa 800 mila tonnellate di anidride carbonica restituendo ossigeno alla Città. Avevamo chiamato il progetto “Central Park a Malagrotta” ispirandoci al famoso Parco cittadino di New York, nato proprio sulla vecchia discarica di quella città, di cui non solo era stato realizzato un imponente plastico per rappresentare l’opera ma è stato addirittura realizzato a modello e chiuso il Lotto L (il più piccolo dei 10 lotti di cui è composta la discarica)”.

Impianto da 100 megavatt per Malagrotta

Aggiunge ancora Cerroni: “Il progetto è stato oggetto di una successiva revisione e integrazione che prescindeva dalla realizzazione del Parco Naturale per privilegiare, nella destinazione finale, l’installazione di un complesso fotovoltaico da 100 MW, per vedere così trasformata Malagrotta in Città del Sole. Per quanto riguarda la tenuta ambientale ricordo che Malagrotta è stata la prima e unica discarica al mondo ad essere dotata del Polder, una vera e propria cintura sanitaria, costruita in cemento e bentonite, innestata su un fondo di argilla naturale, realizzata proprio per evitare ogni rischio di inquinamento delle aree circostanti, un’Opera ciclopica di 110.000 m², che si sviluppa lungo il perimetro della discarica per circa 6 km, su una superficie circoscritta di 161 ettari, che raggiunge una profondità massima di 48 metri e che fa di Malagrotta “un’isola nella Valle Galeria”

La Società, tra l’altro, attende ancora di essere ristorata dei costi sostenuti per la realizzazione di questa imponente opera ambientale così come prescritto dall’art. 10 della Direttiva Europea 1999/31/CE recepito all’art.15 dal D.Lgs. 36/2003.

Dunque, chi mente? Vignaroli, Comune di Roma e Regione Lazio, oppure Cerroni? Secondo i bene informati, dietro il commissariamento del capping si nasconderebbe un tentativo della mano pubblica di appropriarsi degli impianti di Trattamento Meccanico Biologico (Tmb)