Malagrotta, il processo a Cerroni per disastro ambientale non parte. Rinviato
L'inizio del processo davanti alla Corte d'Assise è stato rinviato all'8 febbraio
di Valentina Renzopaoli
Tutto rinviato al prossimo 8 febbraio: il processo per disastro ambientale e avvelenamento delle acque contro il Supremo Manlio Cerroni e il suo storico collaboratore, Francesco Rando, che sarebbe dovuto iniziare giovedì, aprirà i battenti con l'anno nuovo.
La decisione è motivata dal fatto che uno dei giudici a latere, il dottor Paolo Colella, è prossimo alla pensione e quindi sarebbe stato inutile mettere in moto la macchina sapendo che poi si sarebbe nuovamente dovuta stoppare per sostituzione di uno dei membri del corpo giudicante.
In apertura di processo, c'è stato solamente il tempo per consentire al pubblico ministero Alberto Galanti, di annunciare la ricusazione il suo consulente di parte e la nomina di uno nuovo.
Il processo si svolgerà davanti alla giuria popolare della Corte d'Assise, come prevede la tipologia del reato per il quale gli imputati sono stati rinviati a giudizio.
Secondo l'accusa, Cerroni e Rando avrebbero causato il disastro ambientale perché avrebbero omesso di adottare tutti gli accorgimenti per evitare la fuoriuscita del percolato che avrebbe inquinato la falda acquifera sotto la discarica di Malagrotta. La Procura sostiene che si sia verificato un reato di natura inizialmente colposa, e successivamente dolosa. Ovvero da quando, il 12 novembre 2010, l'allora sindaco Gianni Alemanno firmò l'ordinanza con la quale si imponeva di adottare tutte le misure di messa in sicurezza dell'invaso.
L'iter burocratico della giustizia amministrativa ha poi complicato la situazione: l'ordinanza fu infatti impugnata davanti al Tar, che l'ha sospesa dando ragione ai ricorrenti. Ma successivamente è intervenuto il Consiglio di Stato che ha annullato la sentenza del Tar, con l'effetto di far vivere nuovamente l'ordinanza comunale.