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Roma
“Mamma aspetta la cremazione da 1 mese". Telese: “Ama fa profitti da narcos”

“Scusatemi, questa volta devo parlare di una cosa molto personale, e per me anche dolorosa: mia madre. Si chiamava Giovanna ed è morta esattamente un mese fa. Mia madre aveva un desiderio semplice e chiaro: voleva essere cremata. Da un mese, però, è chiusa in una bara, in una cella frigorifera, in un qualche limbo del complesso Prima porta, uno dei più importanti cimiteri di Roma, insieme a tante altre persone che hanno avuto la sfortuna di morire come lei, negli stessi giorni”.

L'appello-denuncia arriva da Luca Telese, giornalista e autore televisivo che sulla rivista mensile The Post Internazionale pubblica una testimonianza sul trattamento che il Comune di Roma riserva ai defunti.

E con estrema delicatezza, Telese lancia bordate all'Amministrazione: “Mia madre è dunque insepolta e non cremata: come sospesa, un corpo in attesa del nulla. Mia madre era una persona che amava la vita, ma come tanti di noi si preoccupava anche della morte: aveva lasciato volontà precise sulla sua sepoltura”.

Il contributo da 936 euro è un'estorsione

Quindi, vestiti gli abiti del cittadino. Aggiunge: “Forse dobbiamo riflettere su alcune cose che evidentemente in questa nostra città sono diventate scontate: ad esempio il fatto che il comune di Roma mi chieda 936 euro di contributo per una cremazione, una tassa sulla morte che – come tutti – io ho saldato il giorno stesso in cui mia madre ci ha lasciato. Un “contributo” che quindi è – a seconda di come si interpreta questa definizione – un obolo a vuoto o una estorsione”.

L'Ama fa profitti da narcos

Scrive ancora Telese: “Ho fatto due ricerche: uno studio dice, mi scuso per la brutalità, che il costo tecnico della cremazione a Roma è di 150 euro, mediamente un’ora di lavoro. Questo significa che il Comune, attraverso la sua municipalizzata (una azienda partecipata) si riconosce un generoso profitto del 600% per non svolgere il suo lavoro. In un primo momento la constatazione mi ha fatto indignare: adesso mi sembra grottesca, se non paradossale. Credo che neanche lo spaccio della droga abbia – di questi tempi – margini di profitto più alti che parcheggiare salme”.

La conclusione è un appello a Roberto Gualtieri: “Mi piacerebbe molto che il sindaco di questa città, che è una persona perbene, desse un segnale: mi pacerebbe che leggesse questo articolo, verificasse se è vero, e che in questo caso reagisse nell’unico modo possibile: licenziando i responsabili di questo scempio senza attendere un solo minuto”.

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