Roma

Mamme agli arresti domiciliari in megaville all'Eur: M5S copia il progetto Pd

Residenti in rivolta: “Si spenderanno migliaia di euro per far vivere nel super lusso 20 persone”

Tre ville da 3 milioni di euro ciascuna per le mamme detenute. L'idea e il progetto portano la firma di Ignazio Marino e, dopo la rivolta dei cittadini dell'Eur, l'M5S torna alla carica ri-presentando lo stesso progetto come se fosse una novità perché invece di tre le ville diventano due. Almeno per ora.

E' il carcere dorato che voleva il Pd e che il vicesindaco M5S Daniele Frongia ripesca dal cilindro magico dopo che il Commissario Straordinario, Tronca, l'aveva portata avanti con prudenza, sino a rischiare il ricorso al Tar dei residenti della zona.

La zona è quella del superlusso di via Kenya e via Algeria, dove esistono tre ville attigue sequestrate alla malavita organizzata e che il Ministero tramite il Dipartimento Penitenziario aveva affidato al Comune di Roma per scopi sociali. Così in parchi con alberi di alto fusto, garage e piscine, era nato il progetto della Casa di Leda per ospitare inizialmente minori detenuto e mamme detenuto, poi “ridotto” a residenza extralusso per giovani carcerate che non possono crescere i loro figli all'interno del carcere di Rebibbia.

Trionfante e ignaro del passato il vicesindaco Frongia, annuncia la riproposizione del progetto: "Mai più bambini cresciuti in carcere, all'Eur un edificio confiscato alla mafia, sarà la loro nuova casa. Un edificio confiscato alla mafia nel quartiere dell'Eur avrà una nuova vita, diventerà La Casa di Leda dove i bambini potranno vivere insieme alle loro mamme sottoposte alla misura degli arresti domiciliari.  E non pago della doppia gaffe (è un progetto di Marino e l'abitazione è una megavilla) Frongia prosegue: “È il primo progetto in Italia e siamo orgogliosi che sia questa Giunta a portarlo a termine, dopo un lungo percorso di dialogo con il Ministero della Giustizia, in collaborazione con il Garante dei detenuti e il Garante per l'infanzia, grazie alla Fondazione Poste Italiane che finanzia l'iniziativa".

E visto che le ville sono tre, il Campidoglio annuncia che, “Un secondo immobile nella stessa via, sempre confiscato alla mafia, sarà destinato a un altro progetto di alto valore sociale”.
Quindi l'iter che di fatto apre le ostilità ra i residenti della zona che si vedranno ridotti i valori commerciali delle ville e il Municipio: “Il 19 dicembre, presso la sala del Consiglio del IX Municipio, organizzeremo un incontro con i cittadini al fine di presentare il progetto e dare avvio ad un'interlocuzione con il territorio a cui parteciperò insieme a Daniele Frongia, vice sindaco di Roma Capitale, Jacopo Marzetti, Garante per l'infanzia e per l'adolescenza della Regione Lazio e Filippo Pegorari, Garante dei diritti delle persone private della libertà personale di Roma Capitale. Dai cittadini ci aspettiamo proposte, mentre le Istituzioni garantiranno un monitoraggio costante del progetto" ha dichiarato Laura Baldassare, l'Assessora alla Persona, Scuola e Comunità solidale”.

Pronta è arrivata la risposta dei cittadini dell'Eur: “ Una villa del valore di oltre 6/8 milioni di euro e decine di migliaia di euro annui spesi dal Comune di Roma per utenze (elettricità, riscaldamento, acqua eccetera) per farci abitare meno di 20 persone. 150mila euro stanziati da Poste Insieme Onlus per un solo anno. Arredamento donato da Ikea. Quanto costa sperimentare a Roma la prima casa protetta per “sei genitori detenuti con figli”, in una villa di tre piani con giardino nella zona residenziale di via Kenia, quartiere Eur?
La Giunta Marino che nel 2015 approvò il progetto ha “omesso” di calcolare la spesa. Persino solo per le utenze, che pure saranno a carico del Comune. La Giunta Raggi non ha cambiato metodo e si appresta a varare il progetto, senza prima preoccuparsi di quanto costi e, quindi, senza nemmeno sapere se i soldi ci siano. A quale voce di bilancio saranno tolti i denari per le utenze?
Il Comitato di Quartiere EurInsieme e le famiglie dell’Eur non sono contro il progetto, meritorio e doveroso, di consentire ai bambini piccoli, figli di detenuti privi di fissa dimora, di vivere fuori dal carcere, frequentare un asilo, andare al parco e alle feste di compleanno degli amichetti. Contestano da mesi il modo irrispettoso e indifferente verso tutti, verso i residenti e verso i detenuti, in cui questo progetto è stato approvato dalla Giunta Marino”.
E proseguono facendo i conti in tasca al Comune:

a) Nessuno ha mai calcolato quanto costerà il progetto, nemmeno per le utenze. Segno che il Comune di Roma non ha problemi di bilancio a coprirlo se necessario. In realtà il noto esperto Lillo Di Mauro (che, se non sbagliamo, gestirà  la struttura) ha affermato, in un incontro avvenuto nel febbraio 2015 organizzato con la partecipazione proprio del Comune di Roma, che una simile struttura di Casa Protetta per 4 genitori detenuti con figli abbia un costo tra 250 e 300mila euro annui.

B) Non risulta che, prima di approvare il progetto, nessuno abbia mai visitato la villa per verificarne l’idoneità sia per la residenza di genitori detenuti con figli piccoli, sia per le esigenze di controllo. Né è stato svolto alcun esame per verificare l’effettiva possibilità di integrazione sociale tra detenuti e realtà sociale, come vuole la Legge. Il Comune, Giunta Marino, il 27.10.2015 ha siglato un Protocollo di Intesa con il Ministero della Giustizia e con Poste Onlus, che prevedeva anche il coinvolgimento delle realtà locali e dei residenti, prima di attuare e per meglio organizzare il progetto. Questa Giunta non ne ha bisogno. Nessuno studio sulla fattibilità del progetto, sulla possibilità di integrazione nel sociale. Il Comune, nel decidere di costituire la Casa Protetta in via Kenia, oltre a non verificare l’idoneità strutturale dell’immobile, nemmeno ha considerato in quale realtà sociale sia posto. Via Kenia è una via residenziale, lontana da scuole e asili pubblici, negozi, bar, ogni struttura sociale. Per andare da qualsiasi parte occorre prendere l’autobus, oppure fare chilometri a piedi, oppure dovere prevedere un servizio di pullman, non si sa con quale denaro e modalità.
L’unico sopralluogo fu fatto in una villa adiacente: scale di marmo, lampadari preziosi, pareti di legno abbombato, vasche da bagno con idromassaggio, si ritenne la location “idonea” a ospitare i detenuti con figli. Nessuno ha mai ispezionato la villa ove si farà il progetto. Si consideri che, per aprire un asilo nido, occorre rispettare parametri precisi e controlli molto severi. Qui nessun controllo: non interessa la sicurezza dei piccoli ospiti? O il Comune non ha preoccupazione se qualcuno si farà male e dovrà risarcirlo?
O interessa troppo varare il progetto a ogni costo?

C) Non c’è stato nessun controllo per verificare se la struttura sia idonea per la sicurezza. Non risultano interpellate le Autorità di pubblica sicurezza. Anche di questo la Giunta Raggi non ha bisogno”.
E proseguono: “Da mesi il Comitato di Quartiere e i residenti chiedono al Comune e al Municipio risposte su questi e altri problemi, essenziali per la realizzazione del progetto come pure per la sicurezza di tutti. Riteniamo che la villa, sequestrata alla criminalità organizzata e affidata provvisoriamente al Comune, potrebbe essere utilizzate per altre iniziative, quali l’ospitalità di genitori dei piccoli malati  oncologici ricoverati nel vicini Ospedali. Il Comune ha ricevuto specifiche richieste da noti enti dediti all’assistenza di malati e delle famiglie. A questo fine la collocazione, lo spazio e il giardino costituirebbero valori aggiunti. Mentre la Casa Protetta potrebbe essere organizzata in una struttura che abbia minori problematicità e costi. La Nuova Giunta non ha risposto a questi problemi”.

Detenuti minori in ville da sogno. "Carcere dorato", rivolta all'Eur