Roma

“Mare Nero” in mostra: al Quadraro le passioni e le ossessioni di Massimo Ruiu

Massimo Ruiu torna alla Casa Vuota del Quadraro per la nuova mostra Mare Nero

Al Quadraro si può passeggiare sul fondo del mare: arriva la mostra Mare Nero di Massimo Ruiu, da sabato 17 febbraio alla Casa Vuota.

 

Fino al 31 marzo lo spazio espositivo ospiterà la mostra a cura di Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo.

“Il mare col suo doppiofondo nero, carico di storie taciute e dimenticate. Una vecchia radio alla ricerca di frequenze morte che fanno riecheggiare una risacca perduta. Il canto dei pesci in memoria di chi in mare si è perduto. E un'ombra che ci chiama, incessantemente”, si legge nel comunicato di presentazione di Mare Nero.

Il mare è da sempre uno dei temi preferiti della ricerca di Massimo Ruiu, confine geografico delle passioni, ventre di viaggi e culla di storie, che accompagna il lavoro dell’artista come un’ossessione. E si tinge di toni scuri, come succede dopo un tramonto infuocato, fino a diventare un luogo inquieto di sogno o una visione di memoria tradita.

Dopo essere stato invitato a esporre negli spazi di Casa Vuota, in via Maia 12, in occasione della collettiva “Le muse del Quadraro” dedicata alle riletture contemporanee del mito classico, ora Massimo Ruiu ambienta le sue evocazioni marine tra le mura della piccola Kunsthalle tuscolana.

“Un toponimo del cuore in rivolta, un luogo immaginato, un buco nero della memoria, Mar Nero - scrive Francesco Paolo Del Re - Una pozza di mare che si spalanca in un condominio del Quadraro. Le sue assolate reminiscenze saline si rispecchiano nel contrario, in quel nero d’ombra assoluta e inappellabile che ci chiama come una cattiva coscienza, come un dovere inadempiuto a cui tornare, come una paura alla quale non ci possiamo sottrarre… paura di sparire, di essere inghiottiti dal nero stesso, dal famelico mare che schiuma e ci chiama, dalla parte sbagliata, dal buco nero della Storia che si mangia le storie minime e plurali, le storie quotidiane dei poveri cristi senza gloria, sminuzzandole in un velo di permanenza salata, come i cerchi concentrici che ornano di cristallizazioni effimere le pozze delle scogliere di quella Puglia che Ruiu si porta sempre cucita addosso, come una metafora identitaria acefala ed eroica”.