Maria Elena Boschi in carcere visita i detenuti trans di Rebibbia - Affaritaliani.it

Roma

Maria Elena Boschi in carcere visita i detenuti trans di Rebibbia

L'incontro nel penitenziario romano in occasione di un evento contro la violenza di genere

Maria Elena Boschi in visita a Rebibbia, incontro con le detenuti trans della sezione maschile. Sorrisi e promesse: “Impegno ad un trattamento equo”.

 

Scuole ed istituzioni unite per l'evento contro la violenza di genere, promosso dall'associazione “Se non ora quando-libere” e il Liceo artistico Enzo Rossi di Roma. Oltre alla Sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, presenti anche il Segretario Generale alla Presidenza del Consiglio, Paolo Aquilanti, la direttrice del Dipartimento Pari Opportunità, Giovanna Boda, e la neo Garante per i diritti dei detenuti di Roma, Gabriella Stramaccioni. Protagoniste della giornata 16 donne trans, quasi tutte straniere, recluse in un braccio di una struttura che, nel complesso, accoglie migliaia di uomini. Una situazione che comporta restrizioni all’accesso a tutti servizi e gli spazi del carcere, sia per garantire la loro incolumità sia per evitare il più possibile contatti con gli altri reclusi. Per l'occasione sono state riportate diverse; dal lavoro – fondamentale sia per il percorso rieducativo sia per garantire un minimo di reddito – alla possibilità di una formazione superiore e professionale, al miglioramento dei tempi e degli spazi di socializzazione, sport, attività e vita quotidiana. Un altro problema molto sentito è certamente un accesso più agevole alle terapie ormonali, che molte di loro devono seguire con costanza.

La Sottosegretaria Boschi ha ascoltato e parlato con tutte in modo molto franco e diretto, intrattenendosi per circa un'ora: “Ci impegniamo per un trattamento equo e da subito su alcune delle priorità che stanno emergendo. In primo luogo il lavoro, la qualità degli spazi e l’accesso alla formazione. Speriamo anche che da questo incontro e dalle iniziative che metteremo in campo possano nascere delle buone pratiche da estendere a livello nazionale”.