Roma
Marino ora è anche indagato. Scontrini: è peculato e falso




Ora è anche indagato per peculato e concorso in falso in atto pubblico. Solo che l'avviso di garanzia risale a mercoledì scorso mentre la confessione è arrivata nella tarda serata di giovedì, mentre si riuniva la giunta azzoppata dalle dimissioni e varava una raffica di provvedimenti tenuti nel cassetto e tirati fuori per dare lustro all'attività, come se dovesse governare sino alla fine della legislatura.
Dunque è sotto inchiesta grazie a un autogol clamoroso e cioè in base ad una vera confessione fatta ai magistrati, quando ha deciso di recarsi personalmente in Procura per spiegare la inceda degli scontrini e delle note spese. Pur di togliersi di torno l'ombra di aver approfittato dei soldi pubblici, ha spiegato che una serie di giustificativi avevano una firma che non era la sua ma che era prassi dell'Amministrazione riempire i giustificati dopo le missioni, incrociando i dati dell'agenda con le date delle spese e quindi mettendo in atto una specie di "condono".
Di fronte a firme false delle quali era a conoscenza, alla Procura di Roma (procuratore aggiunto Caporale e sostituto Felici) non è rimasto altro che procedere d'ufficio, così come prevede la legge per questo tipo di reati.
E al sindaco l'ennesima figuraccia dovuta all'iscrizione nel registro degli indagati. Per non parlare del silenzio sulla vicenda nota da mercoledì scorso e taciuta. A questo punto dimissioni o no dei consiglieri, sarà difficile che superi la metà della prossima settimana. Se chiedeva l'onore delle armi, ora dovrà uscire dal Campidoglio a capo chino. Scritta la parola fine, il mercato del Pd per riunire le dimissioni necessarie a far chiudere la legislatura sono solo un atto formale.