Roma

Marino-Orfini: lo scontro finale. Dietrofront dimissioni, è il caos

L'ultima spiaggia, l'ultimo giallo, il giorno più lungo. E via di seguito in quello che doveva essere un addio e invece si è trasformato in una soap opera. Dimissioni sì, dimissioni no, dimissioni forse.
Radio Campidoglio annuncia per il pomeriggio di martedì 28 l'annuncio formale del sindaco che, dopo aver seminato il panico nel Pd, potrebbe ritirare le sue dimissioni in anticipo rispetto alla scadenza perentoria di domenica 1 novembre. E rimanere in sella con una giunta fatta di tre assessori fedelissimi (Estella Marino, Alessandra Cattoi e Marta Leonori) e poi scegliere cosa fare. Tutto accade mentre il segretario del partito e premier, Matteo Renzi, tace e ambienti di Palazzo Chigi fanno trapelare che il silenzio accompagnerà tutta la vicenda sino alla sua conclusione.
Già, perché a dispetto della politica, dei numeri e delle procedure chi ha il boccino in mano è proprio il sindaco, visto che la mozione di sfiducia presentata dal Cinque Stelle è stata respinta e quella di Fratelli d'Italia farà la stessa fine nelle prossime ore per carenza di firme. Ragion per cui se il Pd decidesse di "terminarlo" dovrebbe far dimettere tutti i consiglieri e sperare che anche dall'opposizione qualcuno faccia lo stesso gesto.
Ma a chi conviene andare alle elezioni? Cinque Stelle a parte, potrebbe essere il momento giusto per verificare se Marchini ha voglia davvero di amministrare Roma, mentre potrebbe portare guai ai "ragazzi di Sel" dai ai minimi termini nei sondaggi e a Forza Italia che potrebbe correre in una competizione con liste civiche e senza simbolo in accordo con Fratelli D'Italia e Salvini e andrebbe malissimo al Pd, costretto ad una lunghissima campagna elettorale fatta di primarie e con l'incubo per il "marziano" possa presentarsi o alle primarie o addirittura con una sua lista civica, che poi è il vero sogno di Marino. In ogni caso si andrà allo scontro e sarà una battaglia tutta di sinistra: da una parte Marino, dall'altra il commissario Orfini e la linea renziana. Chi vince perde Roma.