Roma
Marino prepara i Fori Pedonali. Cosa succede se ritira le dimissioni
La riunione di Giunta è terminata senza che il sindaco Marino abbia comunicato alcunché agli assessori circa la sua decisione di ritirare le dimissioni annunciate a inizio mese dopo lo scandalo scontrini. Il sindaco dimissionario ha tempo fino al 1 novembre per comunicare la sua scelta e nel caso di una marcia indietro Marino dovrebbe chiedere la convocazione del Consiglio comunale per confrontarsi con i rappresentanti eletti dai cittadini e chiedere una sorta di investitura in Aula alla sua maggioranza.
Il regolamento prevede che il presidente, Valeria Baglio abbia 20 giorni di tempo per farlo salvo una immediata mozione di sfiducia presentata dai 19 consiglieri Pd, mozione che necessita della maggioranza più uno dei voti e dunque 25 in totale. E' evidente che, se anche il Pd riuscisse a presentare e a votare compatto la mozione di sfiducia contro il sindaco, i 19 consiglieri del Partito democratico non sarebbero sufficienti. Così si aprirebbe il problema, tutto politico, di andare a cercare all'opposizione: oltre ai 19 'dem' in Aula Giulio Cesare siedono 5 consiglieri della Lista Civica Marino e 4 di Sel, 4 sono i consiglieri del Movimento 5 Stelle, 2 per Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, 1 della lista Cittadini per Roma (l'ex sindaco Gianni Alemanno), 2 per la lista Marchini, 1 per il Popolo delle Libertà, 3 per Forza Italia, 2 per Alleanza popolare nazionale, 1 per Centro democratico e 4 per il gruppo misto.
Per la caduta di Marino sarebbe un'alternativa le dimissioni di massa dei consiglieri ma anche in questo caso il Pd dovrebbe nuovamente ricorrere all'aiuto di Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Alfio Marchini, Gianni Alemanno o Fratelli d'Italia.
Qualora mai il sindaco dovesse rimanere al suo posto, la consiliatura proseguirebbe zoppa, con maggioranze variabili tali da far figurare il commissariamento del Comune con l'eventuale bocciatura a Dicembre del bilancio capitolino. Per Roma sarebbe il caos in pieno Giubileo.