Roma
Marmi, statue, anfore. Presi predoni di ville
Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale, con l’ausilio dei Comandi Provinciali carabinieri di Roma, Foggia e Bari, hanno eseguito una vasta operazione che ha consentito l’arresto di nove persone tra capi e promotori di un’articolata associazione per delinquere finalizzata all’impossessamento, ricettazione ed esportazione illecita di beni culturali, provenienti da furti presso Sedi diplomatiche e ville pubbliche o private (tra cui Villa Torlonia, Villa Borghese, Villa Pamphili, Accademia Di Francia) nonché da aree archeologiche del centro Italia. I provvedimenti di esecuzione della misura coercitiva della custodia cautelare domiciliare sono stati emessi dal GIP del Tribunale di Roma a conclusione dell’operazione denominata Dominus, coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma, Procuratore Aggiunto Giancarlo Capaldo e sostituto Maria Letizia Golfieri.
L'indagine ha fatto emergere un vasto traffico internazionale di reperti archeologici, provenienti da furti consumati in alcuni quartieri di Roma e scavi clandestini perpetrati in aree archeologiche di Lazio, Campania e Puglia. Per la complessità delle indagini, alla luce delle risultanze investigative, venivano individuati tutti i soggetti coinvolti a vario titolo nell’illecita attività di ricettazione e commercializzazione di beni culturali. In particolare, le investigazioni hanno permesso di ricostruire le modalità operative di commercializzazione dei beni d' illecita acquisizione: alcuni venduti direttamente a soggetti facoltosi o a liberi professionisti (medici, ingegneri, imprenditori etc.); la gran parte ceduta a intermediari o noti ricettatori del mondo dell'arte, con collegamenti anche all’estero.
L'azione investigativa si è sviluppata d’iniziativa avendo come momento propulsivo un’attenta analisi che aveva fatto emergere un’anomala recrudescenza dei furti di opere d’arte, per lo più di natura archeologica. L’analisi dei dati emersi dalle denunce facevano emergere tre importanti elementi per lo sviluppo delle indagini: gran parte dei furti interessava alcuni quartieri romani; i furti risultavano essere simili per tipologia del bene trafugato; modus operandi omogeneo. Partendo dal modus operandi, il successivo sviluppo delle indagini ha consentito di individuare alcuni elementi di manovalanza che compivano i furti. In sintesi, la banda era organizzata con alcuni soggetti coordinatori e menti della struttura che pianificavano i colpi da eseguire effettuando sopralluoghi, per poi far materialmente eseguire i furti a elementi di manovalanza, soprattutto straniera. Per tali comunicazioni, gli indagati avevano un codice criptico, con frasi del tipo stasera andiamo a mangiare la pizza per pianificare un furto, salvo poi dire stasera la pizza è troppo dura quando non riuscivano a completare l’effrazione o l’asporto di una statua. I beni rubati venivano immediatamente spediti in auto in Spagna via terra, o via mare sulla tratta Civitavecchia-Barcellona. Talvolta i compratori stranieri venivano in Italia per visionare i reperti rubati e scegliere quali farsi recapitare. Le indagini sono state svolte con attività tecniche ed attività rogatoriali negli Usa e Spagna.
A conclusione dell’attività investigativa, venivano deferite all’Autorità giudiziaria romana 60 indagati per il reato di associazione a delinquere dedita al furto aggravato, alla ricettazione e al traffico internazionale di beni culturali. Le operazioni hanno consentito il recupero di oltre 100 reperti archeologici di diversa natura (elementi architettonici e torsi in marmo, crateri, anfore, olle, lucerne) per un valore complessivo di oltre 1.000.000 euro, foto, schede di memorie e documenti cartacei, il tutto contenente elementi di riscontro alla tesi investigativa. Tra i beni recuperati si evidenziano un busto marmoreo acefalo (II-III sec. d.C.) asportato il 2 settembre 2010 dall’Orto Botanico di Roma ed una statua in marmo raffigurante Venere (II sec. d.C.), asportata il 13 maggio 2010 da Villa delle Sirene di proprietà di un noto attore. Altri due reperti trafugati dall’Orto Botanico di Roma e da altri comuni laziali sono stati reperiti nella disponibilità di un indagato spagnolo. Sono ancora pendenti attività rogatoriali in collaborazione con la polizia spagnola e tedesca.