Roma
Marra, la Raggi assolta perché fu "raggirata"
Lo dicono le motivazioni della sentenza di assoluzione nei confronti del sindaco dall'accusa di falso
Virginia Raggi è stata assolta dall'accusa di falso perché fu raggirata dai fratelli Marra, dicono le motivazioni della sentenza di assoluzione nei confronti del sindaco.
"Dalla ricostruzione della vicenda quale emerge dalle copiose risultanze processuali, si deve ritenere senz’altro dimostrato che la sindaca Raggi sia stata sostanzialmente vittima di un raggiro ordito ai suoi danni dai fratelli Marra". Così si legge nelle motivazioni della sentenza con la quale lo scorso 19 dicembre la corte d'appello ha confermato l'assoluzione del sindaco di Roma Raggi, nel processo per falso in relazione alla nomina (poi ritirata) nell'autunno del 2016 di Renato Marra (fratello dell'allora capo del Personale Raffaele) a capo del Dipartimento Turismo del Campidoglio.
"Ma è altresì del tutto ragionevole - scrivono ancora i giudici d’appello - ed insuperabile il dubbio, prospettato in subordine dalla difesa, che al momento di redigere il documento trasmesso alla responsabile della prevenzione della corruzione e per la trasparenza, dottoressa Turchi, la quale a sua volta lo ha comunicato all’Anac, Raggi avesse la effettiva coscienza e volontà di attestare il falso in un atto che, come si dirà, e contrariamente a quanto sostenuto dalla difesa, non è contestabile che rivestisse le caratteristiche di un atto pubblico". "La complessiva reazione dell’imputata alla scoperta del ‘salto’ stipendiale ottenuto da Renato Marra a questa corte appare del tutto sincera - si legge nelle 18 pagine di motivazioni dei giudici d’appello - e non scalfita dal fatto, logico, che Raggi, per sapere cosa era successo, si sia rivolta a Raffaele Marra, ottenendo risposte piccate ed improntate a negare qualsiasi oscura manovra; perchè se è vero che a seguire l’interpello aveva delegato l’avvocato De Santis, è altrettanto vero che questi con la sindaca si mostrò all’oscuro della collocazione di Renato Marra, ciò che può apparire molto strano e dubbio, ma non è provato con certezza che non sia vero; ed è chiaro che per Raggi Raffaele Marra era certamente più addentro di chiunque altro ai meccanismi di quel bando che egli stesso aveva contribuito a realizzare. Ed era persona di cui Raggi, forse ingenuamente, si fidava molto contando quindi sulla fedele esecuzione da parte sua delle disposizioni impartitegli".
"Peraltro è vero che non risulta nemmeno a tutt’oggi che Raggi sebbene prima indagata per falso ideologico e per concorso con Raffaele Marra in abuso di ufficio e poi rinviata a giudizio per il reato di falso, di cui qui si discute, sia mai stata per qualche motivo sanzionata in base al "codice di comportamento per i candidati ed eletti alle elezioni amministrative di Roma 2016" e al "codice etico del Movimenti Cinque Stelle", sicché il suo comportamento nella complessiva vicenda sembra essere stato improntato e valutato dal movimento politico di appartenenza, rispettoso delle regole alla cui osservanza era tenuta", scrivono ancora i giudici. In conclusione, "pur non condividendosi appieno tutte le argomentazioni del tribunale, questa corte ritiene che quanto all’integrazione del dolo del reato di falso ideologico contestato, le risultanze processuali non consentono di pervenire ad un convincimento, al di là di ogni ragionevole dubbio, in senso favorevole alla tesi accusatoria", sottolineano i giudici che hanno confermato l’assoluzione di Raggi con la formula "perché il fatto non costituisce reato".