Roma

Marrazzo, il ricatto del video con il trans. Il carabiniere: “Sbagliammo”

Il militare: “Non ci fu nessun ricatto, solo un comportamento non professionale”

Marrazzo e il ricatto dei video con trans e cocaina: “Nessun ricatto né estorsione, al massimo un comportamento non professionale”.

 

A otto anni dall'irruzione dei carabinieri nella villetta di via Gradoli, dove trovarono l'ex Governatore del Lazio in compagnia di Natalie, uno dei due carabinieri accusati di aver tentato di estorcere denaro, Luciano Simeone, uno dei quattro militari “infedeli” ricostruisce davanti al Tribunale di Roma l'orrenda vicenda.


"Nei confronti dell'allora presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, non ci fu alcuna estorsione, nessuna richiesta di denaro, ne' tantomeno un tentativo di ricatto. Sicuramente non ci siamo comportati in modo professionale quando lo trovammo in casa del trans Natali, in pieno stato confusionale. Io e il mio collega Carlo Tagliente girammo un video a nostra tutela perche' venisse documentato tutto quello che c'era in quella casa, dai soldi (tantissimi e sparsi ovunque) alla cocaina lasciata su un piatto al centro di un tavolino, ma l'errore piu' grande e' stato commesso dopo, quando abbiamo cercato di commercializzare il filmato che, una volta tagliato delle parti che ci riguardavano, era diventato per noi materiale buono per il gossip da vendere al miglior offerente. Come Arma non abbiamo fatto una bella figura, ma se si potesse vedere il filmato per esteso senza i tagli, oggi parleremmo di altro, non certo delle pesantissime accuse (dall'estorsione alla rapina) che la Procura mi contesta". Si e' difeso cosi' Luciano Simeone, uno dei protagonisti dell'incursione nell'abitazione del viado Jose Alexandre Vidal Silva, piu' conosciuto come Natali, la mattina del 3 luglio del 2009, e del tentativo di ricattare l'allora Governatore del Lazio.

Il racconto


"Ci presentammo in quella abitazione - ha ricordato Simeone ai giudici della nona sezione penale del tribunale - perche' Tagliente aveva saputo da un suo confidente (il pusher Gianguerino Cafasso, trovato poi cadavere in un hotel romano il 12 settembre del 2009, ndr) che forse si stava svolgendo un festino a base di droga. Che Marrazzo fosse un abituale frequentatore dei trans della zona e consumatore di stupefacente era cosa piuttosto risaputa ma trovarselo di fronte li' in quella casa, in mutande e camicia, ci lascio' parecchio stupiti.

Non sapevamo come comportarci, lui era chiaramente poco lucido, ci prego', ci imploro' di lasciar stare, ci disse che aveva famiglia e, molto velatamente, anche se non la recepii come minaccia, aggiunse che conosceva i vertici dell'Arma e che se lo avessimo portato in caserma la cosa avrebbe creato problemi a lui ma anche a noi. Visto che per noi non c'erano reati da contestare, buttammo nel water la droga, che era per uso personale, e andammo via, senza aver chiesto neppure un soldo ne' a Marrazzo ne' a Natali.

Non facemmo neppure una relazione di servizio, perche' per noi non era successo nulla e anche perche' avremmo dovuto dar conto delle nostre omissioni". Una volta usciti, Simeone e Tagliente si incontrarono con Cafasso per capire come avesse avuto notizia del festino e per verificare se sapesse o no della presenza di Marrazzo.

Simeone ha spiegato: "Lui non credeva che ci fosse il Governatore in quella casa e gli mostrammo il video. Dopo qualche giorno, fu lo stesso Cafasso a dirci, tramite un suo avvocato, che due giornaliste erano interessate a vedere il filmato. Non sono stato io a tagliare il video, girato col telefonino di Tagliente, furono conservate solo quelle scene che potevano essere utili per la loro commercializzazione". La faccenda si allargo' quando un giorno Simeone confido' dell'esistenza di questo video al collega di caserma Antonio Tamburrino: "Mi disse che conosceva un paparazzo, Massimiliano Scarfone, gli avrebbe proposto la vendita e il suo amico ne avrebbe parlato con l'agenzia Photo Masi di Milano". Ci furono nel tempo piu' incontri ma alla fine non se ne fece nulla: "Rifiutammo un'offerta di 40mila euro - ha ammesso Simeone - un po' perche' la ritenemmo bassa rispetto al rischio che stavamo correndo e un po' perche' ci eravamo accorti di essere seguiti e controllati dai carabinieri del Ros. Ci facemmo un esame di coscienza e cominciammo a pensare che era il caso di lasciar perdere tutto, tanto che a Tamburrino, salito su a Milano per incontrai i vertici dell'agenzia fotografica, dissi di buttare il cd che conteneva il video su Marrazzo. Lui mi assicuro' che a Milano non aveva lasciato alcuna copia ma successivamente, quando ci furono gli arresti, seppi che le cose erano andate diversamente". Prossima udienza il 20 giugno con l'esame degli altri imputati.

Simeone e' stato rinviato a giudizio il 22 febbraio del 2012: per quel 'blitz' in casa del trans Natali sono finiti sotto processo anche Tagliente e il maresciallo Nicola Testini che il 3 luglio del 2009 era in ferie, in Puglia. Tamburrino, invece, risponde della sola ricettazione del video. Lunga la lista dei reati contestati dalla Procura, a vario titolo, negli oltre venti capi di imputazione: associazione per delinquere, falso, calunnia, perquisizione arbitraria, violazione di domicilio, violazione della privacy, rapina, ricettazione e violazione della legge sugli stupefacenti. Tra gli imputati figura anche Natali in relazione a due episodi di spaccio di droga legati agli incontri con Marrazzo.