Roma

Mascherine gate, Ieffi chiama in aula Borrelli: “Non ho preso un euro”

L'imprenditore ciociaro, accusato di turbativa d'asta e inadempimento di contratti di pubbliche forniture, a processo: “In carcere trattato come un pedofilo”

Mascherine gate, Antonello Ieffi chiama in aula il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, e l'amministratore delegato di Consip, Cristiano Cannarsa: ci sono anche loro nell'elenco dei 30 testimoni che la difesa dell'imprenditore ciociaro ha chiesto di ascoltare nel processo iniziato oggi, 24 giugno.

 

Ieffi, arrestato il 9 aprile scorso con le accuse di turbativa d'asta e inadempimento di contratti di pubbliche forniture nell'ambito di un'inchiesta della procura di Roma su un lotto di gara Consip da 15,8 milioni euro per l'acquisto e la fornitura di mascherine dalla Cina, si continua a dichiarare innocente: "Il nostro assistito non ha preso un euro e lo Stato non ha tirato fuori un euro: non c’è stata alcuna turbativa d’asta", hanno affermato i difensori Ivano Chiesa ed Andrea Coletta. "Mi sono stati sequestrati il cellulare e il computer durante la pandemia. Sono venuti a casa", ha aggiunto l'imprenditore.

Secondo l’accusa del pm Alberto Pioletti e del procuratore aggiunto Paolo Ielo, Ieffi avrebbe alterato la gara per ottenere l’appalto da 15,8 milioni di euro pur non essendo in grado di rispettarlo: “Un gioco d’azzardo sulla salute pubblica”, lo aveva definito il gip nell’ordinanza di arresto del 14 aprile scorso.

Secondo invece la difesa, la turbativa d’asta non regge senza il sostegno di una corruzione, non contestata a Ieffi, mentre per quanto riguarda all’inadempienza contrattuale le cause risiederebbero, in ritardi e problemi logistici sull’export propri dell’emergenza sanitaria. Già cinque giorni dopo l'arresto infatti, interrogato dal gip di Roma Valerio Savio, Ieffi aveva respinto ogni tipo di accusa: “Non volevo arrecare nessun danno, anzi volevo aiutare il mio Paese in un momento così difficile. Sono pronto a dimostrare che non ho commesso nessun illecito”.

L'imprenditore ciociaro si è poi anche sfogato per il trattamento ricevuto in carcere: "È stata durissima. A livello umano è stato un periodo tremendo, in piena pandemia e lontano da mia moglie e mio figlio. Inoltre, in carcere sono stato minacciato e, per fortuna, poi sono stato messo in isolamento. Inizialmente sono stato trattato come un pedofilo. Le cose sono andate meglio quando ho spiegato che non avevo rubato i soldi pubblici”.