Massacrato di botte nella metro davanti alla madre, tre pesanti condanne
Di Francescantonio si era permesso di dire che non si poteva fumare dentro la metropolitana
Lo massacrarono di botte, sotto gli occhi della madre, solo perché si era permesso di dire a uno di loro che non si poteva fumare all'interno del vagone della metro.
Gli autori del brutale pestaggio avvenuto il 18 settembre dello scorso anno sulla linea B ai danni del 37enne Maurizio Di Francescantonio, colpito a calci e pugni alla testa, pagheranno quanto commesso con una pesantissima condanna: 17 anni e 9 mesi di reclusione per Antonio Senneca e 14 anni a testa per Luigi e Gennaro Riccitiello.
I tre, tutti di Caserta, sono stati riconosciuti responsabili dai giudici della decima sezione penale del tribunale di Roma di concorso in tentato omicidio aggravato dai futili motivi. Ad incastrare gli imputati, per i quali il pm Luigi Fede aveva chiesto in sede di requisitoria 40 anni complessivi di reclusione (rispetto agli oltre 45 poi decisi in sentenza), furono soprattutto le immagini della videocamera a circuito chiuso che immortalo' l'intera scena con l'aggressione gratuita compiuta ai danni della vittima e della madre, anche lei presa a schiaffi dal principale imputato cui alla fine sono stati attribuiti pure i reati di lesioni (per le ferite riportate dalla donna) e di resistenza a pubblico ufficiale (quando venne arrestato dalla polizia).
La violenta aggressione era partita dopo che Di Francescantonio aveva chiesto ai tre di rispettare il divieto di fumo all'interno della metro romana. Gli aggressori, tutti con precedenti, quella domenica pomeriggio in un convoglio della metro B a piazza Bologna presero a calci e a pugni Di Francescantonio. L'unica a difenderlo fu la madre che tento' di fargli da scudo, ricevendo anche lei dei colpi.
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